Estate al fresco su per i boschi dei Monti Dauni
PIETRAMONTECORVINO – Per la canicola estiva esiste una soluzione arcaica nata con l’origine dell’uomo. Il latini usavano il sostantivo «refrigerium» per definire un luogo o una situazione che gratificava i sensi e migliorava la condizione fisica, in particolare quando il sole picchiava forte nella stagione estiva. In particolare questa parola nasceva in origine per descrivere lo stato di purificazione delle anime beate nell’attesa del Giudizio universale e del loro definitivo ingresso in cielo. Nel Tavoliere di Capitana, quando il vento caldo di Favonio proveniente da Sud (“u’faùgn” nel dialetto locale di molti paesi del Monti Dauni) si mescola alla intensa calura di una giornata estiva, rendendo l’aria bollente persino sui rilievi del Subappennino Dauno, molte famiglie locali trovano sollievo e refrigerio nei lussureggianti boschi limitrofi; sentinelle di un territorio che negli anni è stato più volte forgiato ad uso e consumo delle popolazioni locali.
In controtendenza rispetto a quanto accadeva alla fine del Cinquecento fino a tutto l’Ottocento, quando con l’aumento della popolazione, proprio in quelle zone, furono sacrificati e in molti casi distrutti interi appezzamenti boschivi, adesso si possono apprezzare le politiche di riforestazione, cominciate nei primi del Novecento del secolo scorso, quando il seminativo arrivò a coprire oltre l’80 per cento della superficie agraria e forestale. E così, dopo gli anni Cinquanta del Novecento, cinquemila ettari di nuovi impianti hanno visto un aumento importante del cespugliato e del macchioso. Una crescita del bosco, dunque, mentre si assiste da anni ormai ad una drastica riduzione delle utilizzazioni da parte delle comunità locali.
Pietramontecorvino, famosa per l’antico abitato di Terravecchia che sorge su una rupe rocciosa tufacea di sedimenti calcarei, ha da sempre condiviso un rapporto molto stretto con il suo bucolico territorio e con il suoi boschi limitrofi. Il paese, fra i più popolosi del distretto dei Monti Dauni, è cresciuto e si è svilupppato tra il X e XII secolo; dapprima con fondazioni urbane di origine bizantina e successivamente normanne, con abitati fortificati capaci di esercitare un forte richiamo da parte dei tanti visitatori che sempre più numerosi si lasciano ammaliare dal fascino e dalla immensa ricchezza storica di questi luoghi.
Pochi minuti di automobile per giungere sul crinale boschivo continuo che separa la figura territoriale dal sistema della media Valle del Fortore. Una barriera verde protettiva rispetto all’abitato sottosttante, il cui panorama è però deturpato da un parco eolico dissennato, frutto della barbarie di un sistema di affari politico ed imprenditoriale che, oltre allo scempio naturale a cui si è costretti ad assistere, non ha portato sul territorio quelle ricadute economiche utili a risarcire dignitosamente una economia locale e turistica che stenta da sempre a decollare.
Il bosco è quindi una risorsa che non è mai fine a se stessa, se solo considerassimo l’importanza che questo sistema naturale è in grado di garantire al fine dell’abbassamento della temperatura da irraggiamento solare nel periodo estivo. Non esiste «conversione energetica» più efficiente e a buon mercato quanto quella del verde pubblico. Ed è forse proprio per questo motivo che non se ne parla mai abbastanza. Ma sui Monti Dauni settendrionali il bosco (U’vosch’ come si dice nel dialetto locale) è una risorsa alla quale gli abitanti dei comuni limitrofi sono affezionati e riconoscenti.
A sant’Onofrio l’area atrrezzata è sempre ordinatamente affollata, soprattutto nei periodi festivi e durante le ferie estive. La sorgente naturale che sgorga dal bocchettone ferroso che filtra le acque direttamente dalla fonte è sempre ricoperto da uno strato trasparente di una condensa brillante. È l’indicazione di un’acqua la cui provenienza è ben nascosta negli strati più sotterranei di un sistema naturale unico nel suo genere.
Cocomeri , frutta fresca e bibite di ogni genere, trovano il loro naturale ristoro in una vasca dall’acqua cristallina di generose dimensioni. Sono questi i segnali inconfondibili di un luogo in cui la comunità riesce a fare sistema attorno alla natura incontaminata.
L’oasi naturalistica di sant’Onofrio, più conosciuta come l’omonimo bosco di sant’Onofrio, è un fitto susseguirsi di macchia boschiva di alto fusto, come faggi, cerri e querce secolari che si stagliano anche per oltre trenta metri di altezza, in un ecosistema di biodiversità tipoco dell’Appennino. La zona, denominata «Celle» si snoda attraverso una serie di percorsi naturalistici lussureggianti, dominate dalle due sorgenti d’acqua naturale freschissima, che confluiscono in due vasche di pietra, chiamate distintamente «Pila del Ladro» e «Pila di sant’Onofrio», quest’ultima collocata in un’apposita area attrezzata, in prossimità della quale una volta sorgeva un vecchio convento isolato nella vegetazione dei Frati Minori francescani, di cui ancora oggi sono presenti i resti di quella che una volta era l’architettura del sito.
Fresco e senso di quiete sono le sensazioni dominanti in questo autentico «giardino» lussureggiante di Pietramontecorvino, attrazzato sobriamente per un connubio perfetto fra natura e punto di ristoro, che diventa un buon pretesto per stuzzicare quelle che sono le tradizioni culinarie di un territorio ricco di suggestioni sempre molto apprezzate dai palati fini.
Al cospetto di tutto questo sorge anche un Parco Avventura, con percorsi attrezzati attraverso strutture sospese fra alberi secolari. Scale di corda, funi metalliche e tracciati aerei mozzafiato, sono la peculiartità di questo modo di concepire il contatto diretto con la natura attraverso il coordinamento fra mente e corpo. Una sorta di training autogeno in grado di misurare le nostre abilità fisiche vincendo ogni timore grazie alla coordinazione di mente e corpo. Basta un apposito imbraco da ferrate per attività alpinistiche, che il personale specializzato mette a disposizione dei partecipanti assieme con l’assicurazione di due moschettoni con ghiera attraverso una longe di sicurezza e ad una carrucola necessaria per lasciasi trasportare sulla corda metallica fra un tratto e l’altro di due alberi. Per un massimo di cinque step il costo è di appena 15 euro. Provare per credere!
Massimo Manfregola – giornalista –
25/07/2023
Follow us on:
Facebook: https://www.facebook.com/MasmanCommunication
Twitter: #masman007 https://twitter.com/masman007
YouTube: https://www.youtube.com/user/MasmanVideo
Instagram: https://www.instagram.com/massimomanfregola/A
Articoli correlati:
https://www.masman.com/communications/raffaele-de-palma-pugliese-damerica-veloce-mondo/?lang=it
https://www.masman.com/communications/maxxi-roma-riflettori-accesi-arte-impresa/?lang=it