Roma, V International Film Festival con pellicole di qualità in corsa per il “Pesce d’Argento”
ROMA – La quinta edizione dell’International Catholic Film Festival di Roma si arricchisce di una terna finalista di prim’ordine tra i candidati al miglior film della rassegna capitolina presieduta da Liana Marabini, sotto l’Alto Patronato del Pontificio Consiglio della Cultura, che oggi ha chiuso le proiezioni riservate alla stampa.
Grande capacità interpretativa da parte degli attori come Juliet Stevenson, nelle vesti di Madre Teresa di Calcutta nel film “The Letters” di William Riead, e temi di grande impatto sociale quelli selezionati per questa edizione del festival evangelico per antonomasia, che fanno da cornice ad una kermesse interessante sotto ogni punto di vista.
Ci ha colpito il film “L’Apotre”, l’Apostolo, di Cheyenne-Marie Carron, la 38enne regista francese che ha diretto e scritto il copione di una storia quasi autobiografica, perché ha preso spunto da un paio di episodi che hanno segnato la sua vita, come l’uccisione della sorella del suo parroco, strangolata dal figlio dei suoi vicini di casa, e dalla conversione al cristianesimo di un suo amico.
Due eventi che nel film della regista francese trovano un legame sottile, ma al tempo stesso profondo, nell’interpretazione del protagonista, Faisal Safi, che nel film è Akim, il primogenito di una famiglia musulmana di origine marocchina, che vive in una cittadina della Francia. Il giovane Akim, predestinato a diventare l’imam della sua comunità islamica, viene letteralmente catturato e al tempo stesso sconvolto dall’amore di Cristo, attraverso un serie di eventi che lo porteranno a comprendere quanto sia profonda la differenza fra le due religioni, soprattutto per quanto concerne l’esercizio del perdono e la tolleranza nella fede cristiana.
Il film mette in luce, in modo assai realistico, i tormenti interiori di Akim nel comprendere la sua trasformazione interiore e spirituale e lo sgomento della sua famiglia nell’assistere a quella che diventerà una rottura quasi netta con la cerchia degli affetti più vicini, come il fratello Youssef e la sorella Hafsa.
Gli atti di violenza e l’intolleranza subiti nel film dal protagonista offrono la percezione di quanto sia fondamentale una riflessione e un’analisi più accurata di certi aspetti sociali e culturali anche in Italia. Alla fine trionfa la tolleranza, quella infusa da Cristo alla sua gente, e quell’amore universale che il convertito Akim saprà diffondere a tutta la sua famiglia.
Con questo film la brillante regista francese voleva parlare della bellezza della religione cattolica, senza denigrare l’Islam. Un film girato con un budget molto risicato, ma dai contenuti universali. Nella lista dei candidati come miglior documentario abbiamo apprezzato “Voyage au coeur du Vatican” del francese Stéphane Ghenz. È una sorta di viaggio nel cuore della Città del Vaticano, attraverso il vissuto quotidiano dei piccoli e i grandi protagonisti della Chiesa attuale e le testimonianze di un passato ricchissimo di storia e di magnificenza. Il Cardinale Angelo Comastri è una delle guide illustri di questo viaggio nella storia, reso ancora più prezioso da scelte tecniche d’avanguardia come l’utilizzo di un drone per le riprese più originali e inedite del film, realizzato con un budget di 1,1 milioni di euro.
Di seguito le terne finaliste in concorso nelle diverse categorie:
Miglior cortometraggio: Cercavo qualcos’altro (di Alessio Rupalti, Italia);
Sain Dee Dee (di Helen Baldwin Kingkade, Usa);
The passion of Veronica (di James Day, Usa).
Miglior documentario: Voyage au coeur du Vatican (di Stéphane Ghez,Francia);
Nolite timere (di Giuseppe Tandoi, Italia);
Untameable Cardinal (di Mirela Cigic e Ivan Cigic, Croazia).
Miglior attrice/attore protagonista: Doris Guillén (Ana de Los Angeles in Love and Faith di Miguel Barreda Delgado, Perù);
Juliet Stevenson (Madre Teresa in The letters, Usa);
Iñigo Etayo (Ramón Illa in Un Dios prohibido, Spagna).
Miglior regista: William Riead (The letters, Usa);
Stéphane Ghez (Voyage au coeur du Vatican, Francia);
Cheyenne-Marie Carron (L’Apôtre, Francia).
Miglior film: The letters (di William Riead, Usa);
Un Dios prohibido (di Pablo Moreno, Spagna);
L’Apôtre (di Cheyenne-Marie Carron, Francia).
Quest’anno la Giuria sarà presieduta dal produttore austriaco Norbert Blecha. Sarà inoltre assegnato il Premio speciale della Capax Dei Foundation al film, anche fuori concorso, che ha inciso maggiormente come strumento per la diffusione dell’arte sacra.
Massimo Manfregola
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L’articolo è stato pubblicato il 26 giugno 2014