Roma, l’estro artistico di Salvator Rosa nella Basilica di San Giovanni Battista dei fiorentini
ROMA – «Venga Michelangelo e disegni meglio quel nudo, che ho fatto io; se lo saprà fare!»: sarebbero le frasi di Salvatore Rosa, pittore napoletano, che affrescò nella basilica di San Giovanni Battista dei Fiorentini a Roma il Martirio di Cosma e Damiano (risalente probabilmente nel 1939-40). Una frase che racchiude in sé l’orgoglio dell’artista partenopeo (nato a Napoli il 21 luglio del 1615) e al tempo stesso l’ammirazione per l’artista universale Michelangelo Buonarroti (morto a Roma nel 1564), quasi volesse sfidarlo a competere con la sua arte, consapevole del fatto che fosse già defunto da 51 anni rispetto all’anno della sua nascita.
Numerose sono le opere che vengono ospitate nella basilica romana dedicata a San Giovanni Battista che si trova proprio all’inizio di Via Giulia come chiesa nazionale dei fiorentini a Roma. Da Carlo Maderno che completò la costruzione della basilica dopo aver modificato il progetto di Giacomo della Porta (1934-38), a Francesco Borromini e Antonio Raggi, da Ercole Ferrata a Domenico Guidi.
Salvator Rosa, ebbe un estro artistico poliedrico: fu pittore, incisore, musicista e poeta italiano. Dal carattere ribelle e anticonformista, fu molto attivo nella città di Roma e Firenze. Fu un artista vivace, al punto che venne soprannominato “Salvator delle battaglie” per le numerose rappresentazioni pittoriche di grandiose e sceniche battaglie.
Durante gli ultimi anni romani dipinse due capolavori di soggetto mitologico-morale come Lo spirito di Samuele evocato davanti a Saul dalla strega di Endor, acquistato da Luigi XIV e oggi al Louvre.
Morì a Roma il 15 marzo 1673, e fu sepolto in Santa Maria degli Angeli con un monumento eretto dal figlio Augusto, come risulta dall’epitaffio.
mas.man.
Nella foto: L’autoritratto di Salvator Rosa
pubblicato il 29 marzo 2014