“La Mucca và foraggiata prima di essere munta”: retata di arresti per molti esponenti politici del Comune di Roma
ROMA – «La Mucca và foraggiata prima di essere munta…». È la frase choc emersa dagli stralci dei documenti emessi dai magistrati del Tribunale di Roma, relativamente ai 44 arresti eseguiti questa mattina relativamente a “mafia capitale”, il giro di corruzione nel quale sono convolti politici ed esponenti della malavita organizzata. Al centro dell’inchiesta ci sarebbe il business dei migranti.
La metafora della mucca, frutto delle intercettazioni telefoniche di alcuni arrestati di questa mattina, la dice lunga sulla commistione fra politica e affari. Denaro pubblico utilizzato come un bancomat per il finanziamento illecito attraverso un giro di mazzette che coinvolge una lunga rete di politici, collaboratori e faccendieri affiliati anche a pericolose associazioni malavitose.
Quarantotto sono gli indagati nell’ordinanza firmata dal gip di Roma Flavia Costantini di cui 44 arrestati all’alba dai carabinieri del Ros (19 in carcere e 25 ai domiciliari) perché accusati a vario titolo di associazione di tipo mafioso, corruzione, turbativa d’asta, false fatturazioni e trasferimento fraudolento di valori, con l’aggravante delle modalità mafiose. Fra gli indagati colpiti da misure cautelari in carcere ci sono i nomi di Luca Gramazio, ex consigliere capogruppo Pdl in consiglio comunale e poi in Regione, acusati di aver messo le sue pedine istituzionali a servizio di Massimo Carminati, il capo di una sorta di holding di affari illeciti per un giro di denaro sporco di circa 40 milioni di euro, arrestato a Roma dai carabinieri dei Ros il 4 dicembre dello scorso anno.
Commistione fra polica e malaffare è una rete tentacolare che coinvolge molti vertici delle istituzioni del Comune di Roma con i clan più efferati del crimine organizzato che ora speculano e fanno “affari” nell’intricato giro di finanziamenti per la gestione dell’emergenza umanitaria nel nostro Paese.
Dietro le sbarre sono finiti anche Mirko Coratti, ex presidente del consiglio comunale in quota Pd, e il suo capo segreteria, Franco Figurelli. Poi ancora Daniele Ozzimo e Angelo Scozzafava, ex capo dipartimento alle Politiche Sociali di Roma. Pierpaolo Pedetti, eletto consigliere comunale nel 2013 con il Pd e presidente della Commissione Patrimonio, assieme ad un dipendente del suo dipartimento, Mario Cola; e ancora Massimo Caprari, capogruppo di Centro Democratico.
Arrestati anche Domenico Cammissa, Salvatore Menolascina, Carmelo Parabita e Francesco Ferrara, tutti manager della cooperativa “La Cascina” vicina al mondo cattolico, perquisita stamattina dai carabinieri. Per Ferrara è stato disposto il carcere, mentre nei confronti degli altri tre sono scattati i domiciliari.
Dall’ordinanza emerge anche che il clan ndranghetista Mancuso sarebbe stato arruolato da Salvatore Buzzi (già detenuto nel carcere di Nuoro) nella campagna elettorale di Gianni Alemanno al Parlamento europeo.
Questa seconda ondata di arresti rischia di aprire una ulteriore voragine nel rapporto fra cittadini ed istituzioni. Il sindaco Marino, nonostante il ciclone che continua ad abbattersi sul Comune di Roma, non sembra affatto intenzionato nel presentare le sue dimissioni e afferma il suo mantra: «In Campidoglio ci sono persone perbene».
mas.man.
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