Tutta l’Italia del buon vino nella nuova edizione della guida enologica di Daniele Cernilli
ROMA- Cosa c’è di meglio che approfittare della ghiotta occasione di muoversi fra calici e bottiglie bagnati dai migliori vini della tradizione italiana in una tiepida serata d’autunno nella Città Eterna. Soprattutto se la degustazione delle migliori etichette dei produttori della Penisola è gratuita, come raramente avviene. Ed è così che la seconda «Guida essenziale ai vini d’Italia 2016» si è animata, prendendo vita nell’affollatissima esposizione che si è tenuta a Roma presso il Grand Hotel Parco dei Principi, alla quale hanno aderito i migliori viticoltori presenti sul territorio nazionale, da nord a sud, isole comprese naturalmente. Dal pregiato ed esclusivo Masseto toscano – il cui costo a bottiglia sul mercato italiano può superare le 500 euro – ai profumatissimi bianchi trentini e altoatesini, si delinea un mondo affascinante, ben radicato e distintivo fra le regioni d’Italia.
Daniele Cernilli, il noto critico enologico di fama internazionale, tra i fondatori del Gambero Rosso e curatore del sito di successo Doctor Wine, dopo la presentazione che ha tenuto a Milano ha replicato anche nella Capitale, alla presenza di un foltissimo pubblico fatto di esperti del settore, produttori, sommelier di fama mondiale e di curiosi che per la prima volta si sono calati nella parte di degustatori d’eccezione.
L’incontro di Roma ha rappresentato l’occasione per descrivere quelli che sono i punti di eccellenza di un settore in piena crescita, e che vede l’Italia come l’indiscussa protagonista a livello mondiale. La selezione dei vini e delle cantine, eseguita con cura e passione da Daniele Cernilli, offre una mappatura completa dei siti italiani e della storia millenaria nel rapporto indissolubile fra vino e territorio. Un sorta di percorso fra quei paesaggi rurali che caratterizzano l’Italia, esaltandone le tradizioni attraverso un legame fortissimo fra cultura contadina e sviluppo industriale. Per questo lavoro sono state selezionate 876 cantine e valutare 2.168 etichette fra i migliori vini in circolazione, con una particolare attenzione al rapporto qualità/prezzo. L’essenzialità della guida è stata incrementata dalla ricerca di un linguaggio «essenziale» ed efficace.
La tendenza dei produttori in Italia, ha spiegato Daniele Cernilli, è quella di avere dei vini senza solfiti, più naturali, in grado di ottenere una «dichiarazione organica», vale a dire, produrre delle bottiglie con un contenuto percentuale di anidride solforosa inferiore ai 10 milligrammi/litro.
Premi e classifiche
Nella classifica stilata dalla nuova pubblicazione di Cernilli si esalta il premio al miglior vino rosso dell’anno, che è andato al Brunello di Montalcino 2010 di Cerbaiona (prezzo stimato, 40 euro), prodotto da Diego e Nora Milinari, unico vino ad aver conquistato il punteggio di 99/100. Tra i bianchi, invece, il migliore è stato il Greco di Tufo G 2010 di Pietracupa (prezzo stimato, 85 euro), prodotto da Sabino Loffredo, piccolo viticoltore di Montefredane in Irpinia.
Il premio per le bollicine la guida di Cernilli l’ha concessa ad un Trentodoc prodotto da uno dei grandi maestri della vitienologia di quella regione, Nello Letrari, ed è il Trentodoc 976 Riserva del Fondatore Brut 2005 (prezzo stimato, 60 euro). E sono proprio le cantine del trentine, secondo Cernilli, quelle che negli ultimi anni si sono distinte per qualità ed eccellenza della produzione in campo nazionale.
La palma d’oro per il vino dolce dell’anno è quella che arriva da una cantina cooperativa, quella marchigiana Terre Cortesi Moncaro di Montecarotto, ed è un Verdicchio dei Castelli di Jesi Passito, il Tordiruta 2008 (prezzo stimato, 25 euro).
Ma il vino con il miglior rapporto qualità/prezzo questa volta viene dall’Abruzzo, precisamente dalle colline del teramano, con il Montepulciano d’Abruzzo Ilico 2013 (prezzo stimato, 7 euro) di Dino Illuminati, nome storico della vitienologia nazionale.
Fra le novità c’è il premio che coniuga alta qualità e tiratura in diverse centinaia di migliaia di bottiglie: in questo caso la scelta è andata sul Tignanello di Antinori (prezzo stimato, 60 euro), che quest’anno celebra il quarantennale dalla sua prima uscita, tra l’altro sottolineato da una pubblicazione scritta dal suo artefice, Piero Antinori.
L’azienda dell’anno questa volta è la Sardegna, famosa per l’impegno nell’ecosostenibilità della produzione nella provincia di Sassari. Si tratta della Dettori di Alessandro Dettori, giovane viticoltore ormai molto noto in tutta la Penisola. Il premio al produttore emergente è tutto per la Cascina Amalia, che sorge nel cuore dell’area del Barolo e precisamente a Monteforte d’Alba, il cui proprietario è Paolo Boffa. Il premio alla cooperazione è stato attribuito a Domizio Pigna, presisente della cantina la Guardiense, che si trova nel Sannio beneventano a Guardia Sanframondi.
In cima alla classifica dell’enologo dell’anno c’è un’intera comunità di winemaker con l’associazione Kellermeister altoatesini, quelli che hanno determinato in gran parte il successo travolgente che questa regione sta avendo con i suoi vini in tutto il mondo. Premio alla vitienologia sostenibile va alla Wine Research Team e al suo coordinatore Vincenzo Tassinari.
La molisana Vinica: la new entry che pensa in grande
Fra i produttori che hanno partecipato all’esposizione capitolina e selezionati fra i migliori viticoltori nazionali c’è la giovanissima Vinica, azienda molisana nata nel 2009 sulle colline di Ripalimosani, in provincia di Campobasso. La nuova realtà molisana di Rodolfo Gianserra, si estende su un territorio di circa 220 ettari suddiviso in vigneti, uliveti, orto e seminativi oltre a boschi e pascoli che ne caratterizzano il paesaggio. Con un imbottigliamento di partenza di 6.000 bottiglie (2011) quest’anno la Vinica è riuscita a quintuplicare il sua produzione, che annovera ottimi Doc, come il Lame del Sorbo Tintilia del Molise Doc 2012 e il Sauvignon del Molise Doc 2013. Prodotti da uve Tintilia, già coltivate dagli antichi Sanniti, che a loro volta la importarono dai Greci e dagli Etruschi, i vini della cantina Vinica si avvalgono della esperienza del winemaker Pierluigi Cocchini e dell’enologo Carmine De Jure.
«I nostri vini richiamano le caratteristiche del territorio in cui sono prodotti – sottolinea con orgoglio Peppino Tudino, il coordinatore nonché factotum dell’azienda molisana, che ne approfitta per spiegare meglio – . I nostri prodotti sono il risultato di una serie di condizioni favorevoli, in un territorio variegato dalla forte presenza di specie autoctone e dall’ottima esposizione alle buone escursioni termiche che ne favoriscono la ventilazione in tutte le stagioni dell’anno. I nostri vigneti, piantati in collina fra i 500 e i 750 metri sul livello del mare, sono orientati in modo che l’esposizione della luce e del vento siano quelle ottimali per la maturazione della nostra uva, composta prevalentemente dalla Tintilia, che è un vitigno autoctono del Molise. Il nostro rosso Tintilia del Molise Lame del Sorbo, dal colore rubino intenso e vivo, fruttato con aromi di fragolina di bosco e ciliegia, contiene percentuali di Merlot, Sangiovese, Pinot Nero e Aglianico. Per il nostro bianco, il Sauvignon del Molise Doc 2013, dalle note aromatiche di pesca bianca, delicato e piacevole, – continua Tudino – usiamo uve Sauvignon, Riesling, Moscato e Trebbiano».
Ma la caratteristica principale dell’azienda Vinica, che opera in un contesto naturale quasi d’altri tempi, dove accanto alla produzione del vino c’è anche quella dell’olio extra vergine d’oliva, di farina di mais e di fagioli cannellini di alta qualità, è quella di essere proiettata ad una completa conversiona biologica anche nel vino, dove resa e qualità sono in funzione solo degli eventi naturali. «La specificità dei nostri prodotti, che in parte cominciano ad essere esportati anche in America, si basa essenzialmente sulla genuinità e sulla esperienza che abbiamo tramandato dalle vecchie generazioni di contadini del posto – ci spiega Peppino Tudino – . Con i nostri vitigni, coltivati su un’area di 24 ettari di terreno, siamo passati da una produzione iniziale di 6.000 bottiglie alle 37 mila del 2015: un bel balzo in avanti che ci ripaga dei sacrifici e del lavoro che dedichiamo alla nostra terra».
Massimo Manfregola
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