Sulle accuse infondate al giornalista Paolucci intervengono le associazioni di categoria con Lorusso, Giulietti e Tallia
ROMA – Sul caso del giornalista de La Stampa Gianluca Paolucci, oggi scagionato da ogni accusa, che pubblicò le intercettazioni relative all’attività di lobbying del colosso assicurativo Unipol per modificare a suo favore la riforma Rc Auto voluta dal governo Letta a cavallo tra il 2013 e il 2014, successivamente al centro di una indagine della magistratura e di una perquisizione e del relativo sequestro dei suoi supporti informatici per risalire alle fonti della faccenda giudiziaria, si esprime anche la Federazione nazionale della Stampa italiana e la Subalpina, attraverso un comunicato.
«Le scuse del procuratore della Repubblica di Torino, Armando Spataro, alla Stampa e al collega Gianluca Paolucci per le perquisizioni effettuate nei giorni scorsi in redazione e nell’abitazione di Paolucci, con il sequestro di strumenti di lavoro, non risolvono un problema che sta assumendo contorni sempre più preoccupanti». Lo affermano, in una nota, il segretario generale e il presidente della Fnsi, Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti, e il segretario dell’Associazione Stampa Subalpina, Stefano Tallia.
«Se va dato atto al procuratore Spataro di aver riconosciuto l’inesistenza di reati e di aver chiesto scusa – proseguono –, in Italia ci sono ancora troppi cronisti che subiscono perquisizioni personali e domiciliari, sequestri di strumenti di lavoro e altri atti di natura invasiva. Tali provvedimenti sono disposti dalla magistratura inquirente non per perseguire reati o per prevenirli, ma al solo scopo di risalire ai colpevoli delle fughe di notizie. In questo modo si trasferisce sul giornalista, che ha l’obbligo professionale di pubblicare le notizie rilevanti per l’opinione pubblica, la responsabilità di mantenere segreti gli atti istruttori, che va invece contestata ad altri».
«Il ricorso ad atti invasivi, quali intercettazioni, perquisizioni e sequestri – concludono Lorusso, Giulietti e Tallia – ha il solo scopo di risalire alle fonti del giornalista. In questo modo viene però leso il principio della segretezza delle fonti, che deve invece trovare tutela in ogni ordinamento realmente democratico. La Fnsi intraprenderà ogni iniziativa per scongiurare il rischio che le sacrosante esigenze della giustizia diventino il pretesto per un assalto generalizzato al segreto professionale e alla tutela delle fonti».
La categoria dei giornalisti è solidale nei confronti di tutti i colleghi che subiscono intimidazioni attraverso l’uso indiscriminato di iniziative che ledono il principio sulla segretezza delle fonti e limitano la salvaguardia sull’indipendenza professionale, finalizzata alla pubblicazione di notizie di pubblico interesse a protezione dei cardini relativi ai valori democratici della nostra Repubblica.
Massimo Manfregola
3/8/2017
Credits: Associazione Stampa Romana e Fnsi
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