C’era una volta il porto di Napoli antica
NAPOLI – C’era una volta, il porto di Napoli antica. Mille e ottocento anni dopo gli archeologi, affiancati alle maestranze della metropolitana, durante gli scavi della stazione di Piazza Municipio, hanno ritrovato la linea di costa perduta ed alcune barche di legno d’abete, costruite con molta maestria, affinchè potessero tenere al meglio il mare. Non erano barche d’altura o vere e proprie navi ma erano barche adibite al trasporto di beni e mercanzie tra le navi di grosso pescaggio, ancorate al largo, del porto dell’antica Neapolis.
Mille metri quadrati di scavi, al cospetto del Maschio Angioino, hanno portato alla luce questa inedite quanto importante testimonianza, di quando nel bacino di cui è emerso il fondale si svolgevano gli attivissimi traffici commerciali dall’Oriente verso Roma, intorno al II secolo dopo Cristo. All’epoca, ovviamente, la fortezza dei francesi, ancora non esisteva, e il mare formava una profonda ansa, che solo ora, dopo un secolo di discussioni, è stato possibile ricostruire.
La linea di costa, all’epoca, giungeva sin quasi al Palazzo San Giacomo, sede del Comune. Scavando il tunnel della metropolitana, gli archeologi della Soprintendenza, diretti da Daniela Giampaola e coordinati dal soprintendente regionale Stefano De Caro, hanno trovato una barca di circa 13 metri, la più grande trovata in Campania, e tutt’intorno quello che ha l’aria di essere un carico di vasellame soprattutto da tavole (pentole e scodelle) ma anche pregiato, proveniente dall’Oriente, numerosi pali confitti nel fondale melmoso, e poi anfore ancora piene (di olio o vino), balsamari di vetro tappati con dentro profumo miracolosamente scampati alla rottura, gomene intatte, chiodi, ganci per le vele, ancore in pietra, ogni specie di conchiglia, persino suole di calzari romani in cuoio.
Il porto, che fu forse il secondo scalo scelto dai romani, dopo quello dei primi coloni in prossimità del Castel dell’Ovo, si insabbiò gradualmente per il degrado in seguito alla crisi dell’Impero, e cessò di esistere nel IV secolo. Ma le banchine si spostarono più avanti, dove si trova l’attuale Molo dell’Immacolatella e la Stazione Marittima. In seguito alla scoperta si potrà forse dare una risposta anche a un’altra questione che da sempre affascina gli archeologi: l’antica Napoli aveva un solo bacino o due? I ritrovamenti a est di piazza Municipio, durante lo scavo dell’altra stazione del metrò in costruzione in Piazza Bovio, potrebbero far pensare a un unico porto, «un unico grande bacino – dice De Caro – che si andò frantumando in due o più insenature a seguito dei fenomeni marini».
Ma le sorprese potrebbero non finire qui, infatti, gli scavi potrebbero permettere di rendere visibile anche una buona parte del teatro romano che adesso è “nascosto” sotto i quartieri popolosi del centro storico. Un motivo in più per visitare una città unica come Napoli.
mas.man.
pubblicato il 7 gennaio 2014