Un drone sorvola le macerie della città fantasma di Pripyat a 28 anni dall’incidente di Chernobyl
ROMA – A Pripyat, piccola cittadina ucraina di 50 mila abitanti a pochi chilometri da Chernoby, tutto si è fermato da quel famigerato 6 aprile 1986, dopo il più grande incidente nucleare della storia. La città, che sorgeva vicino al confine bielorusso, era stata costruita nel 1970 per ospitare le famiglie dei lavoratori della centrale nucleare di Chernobyl.
Oggi si presenta come una desolante e malinconica distesa di edifici e di di strutture ormai disabitate e fatiscenti, logorati dal tempo e dalla natura che pian piano, con la sua vegetazione, sembra volersi riappropriare del suo spazio. Pripyat era una moderna e funzionale città, con degli standard di vita molto al di sopra rispetto a quelli dell’intera Unione Sovietica. Ospedali, centri commerciali, ristoranti, cinema, teatro, due grandi alberghi, centri sportivi tra cui una piscina coperta, che rimase attiva fino alla fine degli anni ’90 per il personale della centrale, che continuò ad operare con tre soli reattori fino al 2000.
Attualmente sono solo qualche centinaio le persone che ostinatamente continuano a vivere nelle campagne circostanti di quella che era una ridente e vivace cittadina; proprio in quelle zone, a pochi chilometri dalla città, definite fra le aree più contaminate perché posizionate sottovento rispetto alla centrale nucleare, al punto che le polveri radioattive resero rossa l’intera vegetazione di alberi ad alto fusto che furono poi abbattuti e sotterrati.
Le riprese realizzate dal regista inglese Danny Cooke con l’aiuto di un drone sorvolano una ruota panoramica arrugginita, una piscina abbandonata, alberi che crescono all’interno di edifici fatiscenti. Sulle note di Promise Land di Hannah Miller, la camera scivola in un paesaggio che somiglia più a un set cinematografico che a un luogo reale. Tutto sembra essersi fermato quel maledetto 6 aprile 1986, quando il reattore numero 4 della centrale elettronucleare di Chernobyl si surriscaldò fino a fondersi provocando due esplosioni devastanti.
Si stima che la città potrà essere nuovamente abitata, con margini di rischio accettabili, tra circa 500-600 anni.
mas.man.
Credits: pripyat.com – Karlo Osimo
IL VIDEO:
https://www.youtube.com/watch?v=GDTh1yruJVY