Addio a Renzo Zorzi, il pilota che conquistò Montecarlo nella sfida memorabile in Formula 3
ZIANO DI FIEMME – Ci mancherà quell’eterno sorriso beffardo di Renzo Zorzi il primo pilota italiano a vincere il Gran Premio di Montecarlo di Formula 3 nel 1975, quando la formula cadetta si sfidava sul circuito salotto più griffato del Grande Circus. Renzo Zorzi si è spento ieri mattina all’età di 68 anni, dopo le complicazioni di una ischemia spinale che lo aveva costretto da tempo su una sedia a rotelle.
La malattia non aveva scalfito il suo spirito e la sua grinta di sempre, perché ha saputo conservare quella tempra che contrraddistingue i campioni di razza. Sarebbe potuto diventare un asso dello sci per le sue doti e la sua indole da velocista puro, tanto che le Fiamme oro della Polizia di Stato lo hanno svezzato nel gruppo militare sportivo durante il suo servizio di Leva.
Ma un incidente su una delle spettacolari piste disegnate fra gli abeti della Val Gardena mise la parola fine alle ambizioni del giovane Renzo che dovette ripiegare a fare l’autista nel reparto Celere della Squadra Mobile di Milano. Capì ben presto che se avesse continuato nella polizia avrebbe mortificato la sua voglia di misurarsi, perché il seme della velocità lo aveva divorato sin da bambino. E così finì quasi per caso, un giorno, sulla Pista della Pirelli a Lainate e lì cominciò la sua carriera, prima come collaudatore della famosa Casa milanese di pneumatici, che seppe onorare per ben 12 anni, dal 1970 al 1982, e successivamente come astro nascente dell’autombilismo sportivo nazionale.
La sua ambizione si materializzava spesso con le sfide che amava raccogliere in ogni campo nel quale si cimentava. Sprezzante e coriaceo, non conosceva mezze misure. Era un uomo pratico Renzo Zorzi, ma in pista sapeva come domare e sfruttare al meglio ogni cavallo vapore di un qualsiasi trespolo a motore che aveva fra le mani. «La macchina è come una donna, va presa con dolcezza, bisogna assecondarla con cura senza che si accorga che sei tu a domarla…» Era la filosofia impeccabile che aveva adottato al suo stile di guida e che generosamente cercava di trasmettere al sottoscritto un giorno in cui mi chiese di andare a fare qualche giro in pista a Binetto con la sua Ferrari stradale. Eh sì, perché Binetto, la Puglia, erano diventati un po’ la sua casa da quando a partire dalla metà degli anni ’90 aveva deciso di trasferirsi nel meridione d’Italia dopo che Michele Di Gioia, pilota gentleman barese, lo aveva accolto nel suo piccolo regno affinché gestisse la scuola di pilotaggio dell’Autodromo del Levante.
Cominciò a muovere i primi passi in pista con la Formula 850 a Monza. Con le piccole monoposto da 80 cavalli di potenza il giovane Zorzi riuscì a farsi le ossa, in un’epoca in cui si cimentavano nella stessa categoria piloti del calibro di Gian Luigi Picchi, Giorgio Francia, Alberto Colombo, Carlo Giorgio, Lella Lombardi e Claudio Francisci. Poi la Formula Ford e la Formula Italia fino ad approdare alla Formula 3 nel 1974 con una Grd-Novamotor, che all’epoca era la vera anticamera della Formula 1.
Ma la gara che lo rese famoso fu quella del 1975 a Montecarlo, in occasione del Grand Prix della massima formula in programma l’11 maggio del 1975, quando la categoria cadetta era la protagonista delle gare di contorno che si correvano notoriamente il sabato. Era l’epoca di Niki Lauda e della Ferrari 312T con la quale il campione austriaco si aggiudicò il Mondiale. Lauda vinse il Gran Premio del Principato di Monaco dopo essere partito al palo, reduce dall’incidente del giovedì contro le Piscine a causa del piede destro che rimase incastrato fra il pedale dell’acceleratore e quello del freno. Renzo Zorzi è solo uno dei 66 piloti iscritti che dovranno darsi battaglia divisi in due manche per poter superare la selezione-tagliola delle 36 monoposto che prenderanno il via alla gara. La pole assoluta viene conquistata dalla Ralt-Novamotor Ford RT1 di Larry Perkins (1’35″79). Il quarto miglior tempo, a sorpresa, è quello di Zorzi che ferma i cronometri con 1’37 secondi netti alla guida di una GRD con il nuovissimo motore Lancia Beta preparato e sviluppato da “Pino” Repetto.
La gara è durissima e densa di colpi di scena, complice un tracciato come quello del Principato che non perdona nulla. Renzo Zorzi riesce a mantenere la scia dei primi per tutta la corsa, gestendo al meglio il potenziale di un motore che non è certo all’altezza dei più potenti Toyota dell’italiana Novamotor con i quali è equipaggiata anche la March di Conny Andersson che sembrava lanciato alla vittoria finale. I suoi diretti antagonisti sono Alex Ribeiro, Tony Brise e Patrick Neve. Gli altri italiani come Gaudenzio Mantova, Marcello Rosei, Gianfranco Brancatelli, Piercarlo Ghinzani, Giorgio Francia e Luciano Pavesi sono tutti alle sue spalle. Giro dopo giro Renzo Zorzi costruisce la sua vittoria nella gara più importante della stagione e della sua vita, dosando bene piede e cuore. La foto di quel giorno è quella dove Renzo Zorzi «carica» sulla sua monoposto quasi tutta la squadra che simbolicamente vuole abbracciarlo per aver portato a termine un’impresa titanica.
La vittoria a Montecarlo gli spalancò le porte della Formula 1 tanto che il 7 settembre dello stesso anno debutta nel Gran Premio d’Italia con una Williams FW03-Ford qualificandosi in griglia con il 22° tempo, davanti a Stommelen, Lombardi, Crawford e Merzario. Arriverà al traguardo 14° nella gara che vincerà Clay Regazzoni con la Ferrari 312T, davanti a Fittipaldi e Lauda.
Rimarrà in Formula 1 fino al 1977, anno in cui correva con la Shadow del team di Don Nichols che poteva contare sulla sponsorizzazione di Franco Ambrosio, boss della Italgrani, che aveva posto come condizione l’ingaggio di un pilota italiano come Renzo Zorzi al fianco di Tom Pryce. Ma in Sudafrica accade l’imprevedibile e anche l’avventura di Renzo nella massima formula verrà condizionata da una tragedia che coinvolge fatalmente il suo compagno di squadra Tom Pryce e un commissario di percorso.
È il terzo Gran Premio della stagione e la Shadow porta in pista la nuova Dn8 che si rivela velocissima con le prove libere sul bagnato. James Hunt con la McLaren M23-Ford segna il miglior tempo. Zorzi è 20° in griglia mentre il suo compagno di scuderia Pryce è 15° e divide la fila con la Esign di Clay Regazzoni. Al 22° giro Zorzi accosta la sua monoposto nella via di fuga sul rettilineo principale a causa della rottura del motore. Renzo si sbraccia perché non riesce a staccare il tubicino dell’aria medica che collega il suo casco con la monoposto ormai fumante. La scena viene intercettata da un commissario di percorso che si trova dall’altra parte del rettilineo. Impunemente attraversa la pista mentre in quell’istante transita a piena velocità proprio la monoposto di Tom Pryce. Il commissario viene investito in pieno e l’estintore che teneva in mano impatta terribilente sul casco dello sfortunato pilota che muore all’istante. La Shadow continuerà la sua folle corsa senza controllo fine nelle reti di protezione. In quel momento anche la carriera di Renzo Zorzi in Formula 1 si blocca. I rapporti con la squadra si deteriorano e dopo i Gran Premi di Long Beach e quello di Jarama, il suo posto verrà preso da Riccardo Patrese che debutterà proprio a Montecarlo, là dov’era cominciata la sua ascesa stellare.
Chiuso il capitolo Formula 1 Renzo Zorzi riprende fiato con con le gare di durata, dalla 6 Ore di Vallelunga del 1978 con una Fiat 131 Abarth della Scuderia Centro Abarth Roma di Antonio Buttarazzi, con la quale vinse in coppia con Enzo De Vito e Federico D’Amore. Successivamente alla 1000 Km di Monza del 1979 con la Lola T286-Ford di Gruppo 6 di Marco Capoferri. E poi ancora con la Porsche 935 Moby Dick assieme a Gianpiero Moretti e con Massimo Sigala alla guida di una 956 nel 1985.
Quando decide di trasferirsi in Puglia, tutte le sue energie le concentra nella gestione di una scuola di pilotaggio presso l’Autodromo del Levante di Binetto, la Driving School. Il mare e il sole della costa barese non gli fanno rimpiangere le montagne della sua Val di Fiemme che ha lasciato giovanissimo, quando nella sua voglia di competizione dominava il colore immacolato delle nevi della Val Gardena, della Marmolada e della Val di Sole. A Binetto sapeva farsi amare e la sua passione per i motori era contagiosa.
Poi la malattia, che non gli ha impedito di frequentare gli amici di tante avventure e i paddock degli autodromi di tutta Italia. Negli ultimi tempi la sua condizione si era aggravata al punto da costringerlo a lasciare la Puglia per tornare nella sua Ziano di Fiemme, dove era nato il 12 dicembre del 1946. Arrivederci Renzo.
Massimo Manfregola
16/5/2015
Credits e photo: Antonio Buttarazzi, English F3 History, archivio Zorzi
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