Pedaggi da nababbi e buche sull’asfalto per l’autostrada dei Parchi fra Lazio e Abruzzo
ROMA – È meglio non lasciarsi influenzare dal nome e, soprattutto, dal costo del pedaggio autostradale che è fra i più cari d’Italia, se non si vuole restare delusi. Stiamo parlando della «Strada dei Parchi», il raccordo autostradale di proprietà del Gruppo Toto che è anche la principale arteria di collegamento fra Tirreno ed Adriatico, attraversando Lazio e Abruzzo, e mettendo in collegamento la nostra Penisola da est ad ovest in un contesto naturalistico fra i più apprezzati d’Italia.
Ma lo scempio del degrado è ormai un marchio di fabbrica del quotidiano delle nostre città e, più in generale, del nostro stato sociale. Il mantra della “crisi economica” che attanaglia l’economia del Paese, rendendolo ogni giorno sempre più vulnerabile e isolato, è come un paravento impiantato dalla nostra politica, e dietro il quale si nasconde sempre più spesso il malaffare e l’incapacità di una classe dirigente buona solo a far lievitare il proprio conto in banca, magari nelle casse di quei paradisi fiscali dove tutto è concesso nel buon nome della discrezione più assoluta.
Capita allora che una sosta in un Autogrill si trasformi in un girone dell’inferno dantesco, dove persino parcheggiare diventa un problema quando il naturale bisogno fisiologico impone una breve sosta durante il viaggio. È a dir poco vergognoso ritrovarsi al cospetto con servizi igienici fatiscenti e inadeguati, per non dire quasi inesistenti. Desta un certa delusione essere testimoni che l’Italia del progresso, dell’accoglienza e dell’Europa democratica mostri la vergogna e l’imbarazzo di donne e bambini costretti a fare lunghe file nell’angusto corridoio di una stazione di servizio autostradale per raggiungere quella che è più corretta definire una latrina per il soddisfacimento dei bisogni personali.
Eppure non stiamo parlando del terzo mondo, di un malandato paese africano sotto il fuoco dei bombardamenti, ma di una stazione Autogrill, quelle che la pubblicità ci mostra come un accogliente rifugio luminoso e splendente al profumo di caffè e brioche, al cospetto del Monte Velino, in Abruzzo, a qualche chilometro da Avezzano, in direzione Roma capitale.
La Strada dei Parchi
Non a caso viene definita la «Strada del Parchi», quel tratto autostradale in concessione alla omonima società per azioni responsabile della gestione delle autostrade a pedaggio A24 e A25 e dei connessi servizi alla mobilità delle Autostrade A24 Roma-Teramo e A25 Torano-Pescara. Attraversa ben sei Parchi naturali, perchè dalla A24, dirigendosi verso il Monte Livata, si raggiunge il Parco dell’Appennino e Monti Simbruini; nei pressi di Assergi si attraversa il Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, e poi a nord troviamo il Parco nazionale dei Monti Sibillini. Sulla A25, invece, nei pressi di Celano, si costeggia il Parco del Sirente Velino, mentre più ad est, all’altezza di Bussi, si trova il Parco nazionale della Maiella e a sud di questo il Parco nazionale d’Abruzzo.
È beffardo pensare che proprio in un contesto turistico di così grande portata (tenuto male e per nulla sfruttato ai fini di una reale politica economica regionale e nazionale) esistano delle realtà di cui vergognarsi per inefficienza e scarso senso civico, nonostante si tratti di un settore autostradale con il pedaggio fra i più salati dell’intera rete nazionale.
Una rete autostradale che, proprio perché immersa in uno scenario naturalistico di pregevole bellezza, dovrebbe funzionare come una infrastruttura di comunicazione modello, incarnando un ruolo di valorizzazione e di controllo delle suddette aree protette.
E pensare che d’inverno, proprio questo tratto autostradale di fondamentale importanza per il collegamento fra Lazio e Abruzzo, permette l’accesso, ai turisti che provengono dalla Capitale, con quelle che sono le stazioni sciistiche più importanti dell’Appennino centro-meridionale del Paese, come Monte Livata, Campo Felice, Campo Imperatore, Ovindoli, Roccaraso e Passo Lanciano.
La sicurezza sotto la lente
Ma non sono solo la carenza dei servizi a destare preoccupazione su alcuni tratti della «Strada dei Parchi», quanto l’efficienza e lo stato di manutenzione della sede stradale, che in alcuni tratti presenta dei pericolosi avvallamenti sull’asfalto, al punto da destabilizzare in modo critico l’assetto dell’auto durante la marcia, con ripercussione per la sicurezza e il comfort di viaggio. I lunghi e sospesi viadotti dell’arteria autostradale, progettati con una importante pendenza rispetto al senso di marcia, hanno in dotazione un manto di asfalto che in alcuni punti risulta seriamente compromesso, probabilmente dalla cattiva qualità o dalla scarsa manutenzione, e deteriorato dall’usura delle gelature invernali, al punto che nelle giunture si formano crateri che ne condizionano in modo pericoloso la sicurezza stradale anche d’estate, in condizioni meteo normali. Ne abbiamo segnalati due in particolare: il primo in direzione Chieti-Pescara, all’altezza dello svincolo per Bussi-Popoli, nel tratto immediatamente dopo la galleria Colle Castiglione; l’altro in direzione Roma, dopo lo svincolo per Pescina, sui viadotti Collarmele e Cerchio. In entrambi i casi sono ormai mesi, per non dire anni, che si registrano negli stessi punti gravi discontinuità nella pavimentazione stradale che destano ancora più allarme in condizioni di fondo bagnato o gelato per la presenza di neve nei periodi invernali.
Eventi sismici e manutenzione
Se le condizioni dell’asfalto, su alcuni punti della rete autostradale dei «Parchi», desta qualche preoccupazione, è naturale che emerga invece qualche perplessità sullo stato di manutenzione e sul monitoraggio degli oltre 150 viadotti e di 27 gallerie che compongono la complessa intelaiatura del tracciato autostradale in questione. Gli eventi sismici che hanno interessato il territorio d’Abruzzo, in particolare quello che ha segnato il futuro dell’Aquila, rappresentano un impegno serio per la Società che deve garantire la sicurezza delle infrastrutture in un contesto geomorfologico particolarmente complicato. La percezione sull’effettivo grado di manutenzione dell’intera struttura autostradale, soprattutto dopo le criticità che abbiamo appena sottolineato, è molto lontana dal destare una certa tranquillità per gli automobilisti, già spremuti come limoni per i continui aumenti dei pedaggi.
Il pedaggio più salato d’Italia
Nonostante il critico e varipinto contesto generale, il costo dei pedaggi lievita di anno in anno. Infatti, proprio nel 2014 a registrare il maggior incremento dei pedaggi autostradali (+8,28%) è stata proprio l’arteria «dei Parchi» controllata dal Gruppo Toto, seguita dalla società Centropadane (+8,01%), che gestisce varie autostrade in Emilia e Lombardia. Aumenti ben oltre la media anche per le Autovie Venete (+7,17%), Cisa (A-15) e Cav (Concessioni autostradali venete) entrambe con un aumento del 6,26%.
Sulla rete di Autostrade per l’Italia, che gestisce 2.965 chilometri, i pedaggi, sempre nel 2014, sono aumentati del 4,43%. Un caso limite è quello della tratta Padova-Venezia, dove si passa da 95 centesimi a 3 euro, con un aumento di circa il 300%, che assorbe anche gli investimenti per la realizzazione del Passante di Mestre.
La palma degli automobilisti più fortunati spetta invece a quelli del Consorzio Autostrade Siciliane Messina-Catania e Messina-Palermo, Autostrade Meridionali (Sam) e della Asti-Cuneo, dove non si sono registrati aumenti. Incrementi più bassi della media, invece, si sono registrati sull’Autostrada Torino-Ivrea-Valle d’Aosta (+0,82%) e sulla Brescia-Padova, +1,44%.
Ma non è finita, perché a partire dallo scorso gennaio, c’è stato ancora un adeguamento dei costi pari alla soglia media dell’1,32% rispetto a quello che l’Aiscat (l’associazione italiana delle società concessionarie di autostrade e trafori) defisce come costi in linea con il tasso di inflazione del Paese. In pratica, con la complicità del governo, sono stati concordati degli aumenti tariffari per quanto riguarda i costi dei pedaggi a partire al primo gennaio scorso, con un tetto massimo dell’ 1,50%. Guarda caso, ancora una volta, la società che gestisce la «Strada dei Parchi» ha pensato bene di ritoccare i costi (già alti) di un’aliquota massima consentita dell’ 1,50%, così che percorrere 185 Km della famigerata tratta autostradale, ad esempio da Roma-Est a Chieti-Pescara, costa all’automobilista ben 18,50 euro. In pratica, non esiste nessuna proporzione fra il costo del carburante consumato da una vettura di media cilindrata e la tariffa autostradale imposta per il trasferimento su questo tratto di strada, nevralgico per coloro che devono raggiungere la costa adriatica.
A seguito di quanto deciso in sede ministeriale, Decreti autorizzativi firmati ad inizio gennaio 2015 dal Ministro delle Infrastrutture e Ministro dell’Economia, risultano riconosciuti i seguenti adeguamenti: Asti-Cuneo 0,00%; ATIVA 1,50%; Autostrade per l’Italia 1,46%; Autostrada del Brennero 0,00%; Autovie Venete 1,50%; Brescia-Padova 1,50%; Consorzio Autostrade Siciliane 0,00%; CAV 1,50%; Centro Padane 0,00%; Autocamionale della Cisa 1,50%; Autostrada dei Fiori 1,50%; Milano Serravalle Milano Tangenziali 1,50%; Tangenziale di Napoli 1,50%; RAV 1,50%; SALT 1,50%; SAT 1,50%; Autostrade Meridionali (SAM) 0,00%; SATAP Tronco A4 1,50%; SATAP Tronco A21 1,50%; SAV 1,50%; SITAF 1,50%; Torino – Savona 1,50%; Strada dei Parchi 1,50.
I proventi dei pedaggi, come prescritto dalla delibera CIPE n. 38/2007, destinati al recupero degli investimenti già effettuati o da effettuare, a sostenere le spese di ammodernamento, innovazione, gestione e manutenzione della rete, nel quinquennio di gestione 2008-2013 ammontano a complessivi 520 milioni di euro.
Massimo Manfregola
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