Napoli, al Museo Madre è di scena la mostra “Sturtevant Sturtevant” di Stéphanie Moisdon
NAPOLI – Marcel Duchamp, Joseph Beuys, Andy Warhol, Jasper Johns, ma anche Roy Lichtenstein, Claes Oldenburg, Frank Stella Paul McCarthy, Mike Kelley, Robert Gober e Felix Gonzales Torres. Sono solo alcuni degli artisti “presenti” nella mostra di Elaine Sturtevant al terzo piano del museo Madre di Napoli, curata da Stéphanie Moisdon dal titolo Sturtevant Sturtevant. L’ultimo progetto espositivo concepito dall’artista poco prima della sua scomparsa nel maggio 2014. «Questa non è una retrospettiva – sottolinea il direttore del Madre Andrea Viliani – ma un’opera d’arte totale che si relaziona all’architettura del nostro museo».
Grande l’interesse internazionale verso la Sturtevant, Leone d’Oro alla Biennale di Venezia nel 2011: tra il 2014 e il 2015 due dei più importanti musei americani, il MoMA di New York e il MoCA di Los Angeles, le hanno dedicato la prima retrospettiva nordamericana. «Questo potrebbe essere finalmente il secolo di Sturtevant» ha detto la curatrice Stéphanie Moisdon riferendosi alla capacità pionieristica dell’artista di esplorare, con straordinario anticipo, concetti ora cruciali quali “autorialità” e “originalità” in relazione ai meccanismi di produzione, circolazione, ricezione e canonizzazione dell’immagine e dell’immaginario artistici. «Per la Sturtevant il copyright era Medioevo» ha ribadito ancora la sua curatrice.
A partire dal 1964 Sturtevant, infatti, iniziò a “ripetere” le opere degli artisti a lei contemporanei, riferendosi ad alcune delle personalità più iconiche del suo tempo, molte delle quali hanno già transitato per le sale del Madre nella recente mostra dedicata al gallerista napoletano Lucio Amelio, come Wharol, Beuys e Johns. Alcuni artisti reagirono malissimo alle “copie”: Olbenburg si arrabbiò non poco per le sue opere “ripetute” dalla Sturtevant. «Sembrava pronto ad ucciderla» racconta la Moisdon che narra anche di un altro aneddoto e una differente reazione: «Domandate a Sturtevant» rispondeva Wharol a chi gli chiedesse conto del suo metodo di lavoro.
La ricerca estetica ed intellettuale della Sturtevant è profondamente radicata nel pensiero filosofico, che ha prima cortocircuitato le logiche stesse della Pop Art e poi oltrepassato i criteri dei linguaggi appropriazionisti, emersi successivamente, negli anni Ottanta. Rimanendo per decenni isolata, questa ricerca, che dal 2000 si è espressa soprattutto attraverso il video (con riferimenti che vanno dal cinema hollywoodiano all’immaginario televisivo e pubblicitario e alla comunicazione digitale), si configura oggi non solo come paradossalmente originale, ma anche soprattutto come affermazione pionieristica e seminale, nel suo costante interesse a cogliere cosa definisce, in quanto tale, oggi, un’opera d’arte.
Sturtevant Sturtevant resterà in esposizione al museo Madre di Napoli fino al 21 settembre.
Ufficio Stampa a cura di Luisa Maradei
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