Continua la serie nera delle rapine che finiscono nel sangue dopo la reazione della vittima

dic 01, 2018 No Comments by

ROMA – Quattro anni blindato nella sua azienda per difendarla dagli attacchi dei balordi, che hanno tentato per ben 38 volte di derubarlo del suo lavoro. Poi la rottura di un vetro, una serratura forzata in piena notte, ed ecco che la tragedia si ripete, così come i numerosi casi di cronaca nera che ci hanno tristemente abituati, ma non certo rassegnati.

Ad Arezzo l’imprenditore Fredy Pacini è esasperato e costretto a dormire con la pistola, legalmente detenuta, sotto il cuscino di un ciaciglio di fortuna, ricavato nel soppalco della sua azienda che vende pneumatici e biciclette alla periferia di Monte San Savino, nell’aretino. Dorme con un occhio solo, perché lo Stato non è in grado di difenderlo dai ripetuti attacchi dei rapinatori. Ma questa volta il 57enne toscano non indugia, e coglie di soppiatto due malviventi che, dopo aver scassinato la vetrina d’ingresso del capannone che si trova nella zona industriale della cittadina toscana, si accingono a svaligiare il frutto del sacrificio di una famiglia che vive nell’incubo da anni.

Dalla pistola partono dei colpi che lasciano a terra uno dei due malviventi. La lesione all’arteria femorale di Vitalie Tonjoc, 29 anni, moldavo, non lascia scampo al ragazzo che risiedeva dal settembre scorso nel nostro Paese, nonché latitante in quanto colpito da ordine di carcerazione dalla procura di Milano. La giustizia non lascia scampo e scatta come una mannaia sulla testa del gommista toscano, già provato dalla triste situazione, viene indagato a piede libero per eccesso di legittima difesa.

La drammatica storia di  Fredy Pacini richiama all’annoso problema sulla legittima difesa, che la recrudescenza dei casi di violenza di questi anni bui ci riporta a tanti altri casi simili, in cui piccoli imprenditori o pensionati, sono giocoforza imbrigliati nelle maglie della giustizia. Un dileggio e un ulteriore danno per chiunque si trovi invischiato in situazioni in cui l’esigenza di difendere la propria vita o quella dei suoi familiari, coincide con la possibilità di finire nelle aule di un tribunale, attraverso un iter giudiziario che impone, oltre ad un esborso economico notevole per l’ingaggio di una solida difesa, indispensabile per poter chiarire la propria posizione, anche il sovrappeso di un danno esistenziale che si riflette su ogni componente della famiglia.

Fredy Pacini non è il primo caso di questa serie di drammatiche vicende finite in tragedia. E nemmeno sarà l’ultimo. Senza contare il numero di quelle in cui è stata la stessa vittima della rapina a passare a miglior vita; anziani indifesi, semplici cittadini o negozianti, caduti sotto la barbarie omicida di balordi attirati nel nostro Paese dalle maglie di una giustizia troppo spesso larghe e fin troppo indulgente.  Il benzinaio Graziano Stacchio, il pensionato Francesco Sicignano, l’oste Mario Cattaneo, il bracciante agricolo Ermes Mattielli e Franco Birolo, il tabaccaio di Civè di Correzzola, assolto dopo estenuanti cinque anni passati sulla graticola della magistratura, sono i simboli di una giustizia che in qualche modo si è preso beffa di coloro, che da vittime sono diventate per lo Stato italiano – lo stesso che avrebbe dovuto difenderli – ingiusti carnefici di tragedie annunciate. Casi in cui la presunzione di colpevolezza si è sovrapposta alla legittima difesa.legittima-difesa-1

Tutto questo a causa del nodo attorno al quale si agroviglia la famigerata e discussa legge sulla legittima difesa, art.52 del codice di procedura penale, retaggio del Codice Rocco degli anni Trenta, che proprio la passata legislatura ha cercato di migliorare (senza molto successo), con il ddl N°3785 già approvato il 4 maggio del 2017 a Montecitorio, secondo una caratterizzazione controversa sulla “difesa notturna” e poi naufragato clamorosamente fra i banchi di Palazzo Madama. Quello di un provvedimento legislativo secco ed esaustivo sull’art. 52, soprattutto a tutela di colui che reagisce ad un’aggressione che si consuma nella proprietà privata, era partito da una iniziativa del centrodestra.legittima_difesa

Già la Lega di Salvini, quando era all’opposizione, si fece promotrice della stessa proposta di legge che oggi, una volta al governo, intende promuovere con una riforma che conta già otto disegni di legge – giace in Commissione giustizia del Senato dallo scorso 18 luglio – e che mira a riconoscere sempre la legittima difesa in caso di aggressione o rapina nella propria abitazione o luogo di lavoro. Ma il Pd, in commissione alla Camera, modificò il testo, trasformando la proposta da iniziativa in quota alle opposizioni a iniziativa, di fatto, della maggioranza. Com’è noto vi è stata, dunque, un’alzata di scudi con Salvini in testa, per contestare una proposta di legge dirimente sotto il punto di vista della casistica, perché introduce una distinzione, con un confine molto labile sul piano interpretativo, fra le fasi del giorno e della notte.

Finalmente si è giunti ad una svolta

Con il nuovo governo Lega e Cinque Stelle, la discussa questione della legittima difesa è giunta dunque ad una prossima risoluzione. In particolare due testi (il 392 a firma Forza Italia e il 652 della Lega, presentato lo scorso luglio) intervengono sull’articolo 55 che riguarda l’esclusione della punibilità per eccesso colposo, nonché sulla parte del codice penale che riguarda il furto in abitazione e il furto con strappo. La Lega, in particolare, punta ad inasprire le pene ed escludere i benefici penitenziari per furti e scippi e a riconoscere la difesa sempre come legittima (“presunzione di legittima difesa”) eliminando il principio di proporzionalità tra offesa e difesa richiesto ora dall’art. 52. In sostanza: licenza di sparare a chiunque si introduca in un’abitazione privata (solo nel caso in cui si sia in possesso del porto d’armi).

L’Anm si oppone alla riforma

In tutta questa vicenda si registra una frenata dell’Anm, l’Associazione nazionale magistrati, che sostiene l’inutilità di una riforma della legittima difesa, in quanto – sostengono i magistrati – con la legge attuale esisterebbe già una regolamentazione adeguata per tutte le ipotesi di legittima difesa. Secondo Francesco Minisci, presidente dell’Asnm, non si può prescindere dal principio della proporzionalità fra offesa e difesa e dalla valutazione, caso per caso, del giudice.collage_legittima_difesa_msman

Massimo Manfregola – giornalista

1/12/2018

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Massimo Manfregola è un giornalista con esperienze nel campo della comunicazione della carta stampata e della televisione. È specializzato nei settori del giornalismo motoristico, con una particolare passione per l’approfondimento di tematiche legate all’arte e alle politiche sociali.
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