La Mipaaf mette in campo nuovi strumenti per tutelare i produttori di latte oppressi dalle sanzioni europee
ROMA – «Dobbiamo prepararci ad un cambio di fase e lo stiamo facendo in sinergia con le associazioni, le imprese e la grande distribuzione, mettendo in campo diversi strumenti». Così il ministro Maurizio Martina, titolare del dicastero per le Politiche agricole, a margine di un intervento avvenuto il 31 marzo scorso, in occasione della giornata che ha sancito la fine del regime delle quote latte.
«Strumenti come ad esempio il logo unico per il latte italiano – ha sottolineato – e il Fondo per la qualità del latte, previsto nell’ultima Legge di Stabilità, caratterizzato da una dotazione finanziaria pari a 108 milioni di euro. La nuova stagione che inizia con la fine del regime delle quote deve innanzitutto partire da una migliore strategia di posizionamento e rafforzamento della nostra tipicità, dell’esperienza e del valore del latte fresco italiano, dei nostri formaggi Dop, ma anche della tracciabilità e della qualità dei nostri prodotti. Su queste partite abbiamo già aperto una serie di battaglie anche in sede europea, dove abbiamo già ottenuto la rateizzazione senza interessi per le multe della campagna 2014-2015».
«Per la prima volta – ha affermato Martina – abbiamo un logo unico per il latte fresco italiano e a breve avvieremo una campagna di promozione mai fatta nel nostro Paese per rilanciare i consumi. E’ da qui che ripartiamo per sostenere il settore, lavorando in prospettiva. Non a caso, nel 2016, avvieremo il programma europeo “Latte nelle scuole“. Esiste poi un grande tema aperto che è il rafforzamento degli strumenti contrattuali e una migliore organizzazione interprofessionale della filiera, soprattutto degli allevatori. Il Governo c’è, vuole fare la sua parte, lasciandosi alle spalle anche una cattiva gestione del settore lattiero-caseario».
Così, per affrontare la fine del regime delle quote, il Mipaaf (Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali) ha messo a punto azioni strategiche attraverso il Piano straordinario per il latte italiano che poggia su due pilastri fondamentali: fornire una risposta immediata agli oltre 35mila allevatori italiani nei mesi a ridosso della cessazione del sistema delle quote e provvedere a un urgente riordino delle relazioni commerciali della filiera.
I principali interventi riguardano dunque il Fondo Latte di Qualità, che come detto sopra è stato istituito con la Legge di Stabilità 2015; il Logo 100% Latte Italiano; l’intervento sui rapporti di filiera e la inteprofessione; il contrasto alle pratiche di mercato sleali in collaborazione con l’Antitrust; la promozione e l’educazione alimentare con il progetto “Latte nelle scuole” che partirà nel 2016; il sostegno all’export e la tutela dalla contraffazione dei grandi formaggi Dop.
Ma esiste una minaccia reale che incombe sulle imprese agroalimentari nazionali del settore, perché la cessazione del regime delle quote latte porterà ad un progressivo aumento della produzione a livello europeo, già stimato attorno ad una percentuale del più ciqnue per cento, con una grave contrazione sui prezzi della materia prima già pesantemente bassi.
Il debito delle quote latte coinvolge più di 700 produttori
La discussa faccenda delle quote latte è nota da tempo. Meccanismo introdotto nel 1984 dalla Ue, è un prelievo finanziario supplementare imposto agli allevatori che hanno prodotto oltre i limiti consentiti. Un sistema di politica agraria comunitaria che vide subito l’Italia penalizzata, in quanto le vennero assegnate quote latte inferiori a quanto veniva prodotto. La Guerra del Trent’anni finora è costata al nostro Paese 4,4 miliardi di euro.
Le cartelle esattoriali per il saldo del debito legato allo sforamento delle quote latte da parte dei nostri produttori colpiranno più di 700 aziende che dovranno sborsare mediamente oltre 1 milione di euro a testa. Nonostante il programma di pagamenti rateizzati in 14 anni esiste molta resistenza (motivata anche dalla grave congiuntura economica) nel pagare una sanzione che molti considerano ingiusta e penalizzante per i produttori italiani.
L’Agenzia nazionale per le erogazioni in agricoltura, sede di Roma, ha già inviato a 401 imprese agricole di produttori di latte le multe relative allo «sforamento» delle quote nel periodo 2004 – 2009. Per i produttori veneti in particolare si tratta di una prima «stangata» da 180 milioni di euro, ma altrettante sono le cartelle che partiranno nei prossimi mesi, per un importo ancora superiore, relative alle campagne 2010-2014. Praticamente si tratta di titoli esecutivi che possono tradursi in autentici pignoramenti. Un meccanismo perverso legato alla quota di produzione assegnata all’Italia, ritenuto largamente insufficiente rispetto al numero di capi da latte presenti nelle stalle italiane.
Si è ventilata la possibilità che Il ministro Maurizio Martina possa chiedere l’intervento dell’Ismea, Istituto di servizio per il mercato agricolo alimentare, una specie di Cassa depositi e prestiti dell’agricoltura. La questione è seria e molte aziende sono ormai al tracollo finanziario. La politica deve assumersi una parte delle sue responsabilità per non aver tutelato gli interessi delle aziende italiane nelle restrittive politiche europee.
mas.man.
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credits: CremonaFiere Paolo Bodini e il Mattino di Padova