Napoli, il museo Madre e la mostra di Walid Raad fra storie di guerra e ricordi
NAPOLI – Questo pomeriggi, alle 18, in occasione del penultimo giorno di apertura della mostra personale dell’artista libanese Walid Raad, il Dipartimento di Educazione del museo Madre di Napoli propone, in collaborazione con Le Nuvole teatro stabile di innovazione, la visita-performance “Lettera aperta a Walid Raad” di Sandra Mouaikel.
La visita-performance è ispirata ai temi di stringente attualità esplorati dall’artista, una delle voci più originali e autorevoli della scena artistica del Medio Oriente, nella sua mostra al Madre: l’incidenza della guerra sul contesto pubblico e privato, la veridicità del documento storico, le dinamiche che presiedono alla formazione della memoria individuale e collettiva, la natura intima dell’esperienza artistica nei confronti dell’influenza pervasiva della politica e dell’economia.
La visita-performance è intimamente connessa alla persona di Sandra Mouakel. Citando dai suoi racconti: «…quello che ha fatto mia madre nel novembre del 1975, aveva me in grembo, seme del mio padre libanese e di lei, francese, durante un cessate il fuoco prese un taxi di corsa verso l’aeroporto di Beirut, nascondendo mio fratello di un anno sotto il sedile, e mi fece nascere in Francia lontano dalle bombe. Viaggiare, emigrare, fare le valigie, fuggire, cambiare scuola, creare un futuro migliore, farsi degli amici, adattarsi… Questa è stata la mia vita da bambina e da adolescente. Da adulta non ho perso il vizio…».
Ombre fantastiche che si intersecano, pile di vecchi giornali disposte in ordine sparso di fronte ad un muro fluttuante, così come fluttuanti sono le storie e gli intrecci costruiti dall’artista libanese Walid Raad. Una giovane donna avanza: una vecchia telecamera riprende ogni suo gesto. Gioca a comporre – sul pavimento – parole, frasi, storie di personaggi possibili o anche improbabili. Raccogliendo pallottole, la donna, prova a riassemblare le storie della guerra, attraverso i ricordi – realtà, illusione o finzione? – della propria infanzia a Beirut. Essere bambini durante la guerra, riflettere sulla distruzione, che non è solo materiale e fisica, ma colpisce i beni immateriali e i valori morali, come la memoria che diviene, qui, materia da plasmare e da modellare insieme.
Ufficio Stampa a cura di Luisa Maradei
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