Nuova frontiera della green economy: scarpe e carta da cucina dalle mele dell’Alto Adige
ROMA – Quanti avrebbero immaginato che dagli scarti di una mela si sarebbero potute realizzare delle scarpe o dei rotoli di carta per uso domestico? A Bolzano, Hannes Parth , fondatore nel 2009 della Frumat Srl, laboratorio chimico per la ricerca e lo studio di nuovi processi di sintesi dalle sostenze organiche, ha scoperto che dagli scarti di lavorazione industriale delle mele era possibile ricavare delle materie prime da impiegare per realizzare prodotti ecocompatibili.
I risultati sono stati sorprendenti e dagli iniziali esperimenti che richiedevano il reperimento dei primi, magari scarsi quantitativi di scarti reperiti in qualche azienda melicola che in Alto Adige sono particolarmente numerose, si è arrivati a oggi, con diverse imprese che lavorano questo tipo di rifiuto alimentare trasformando una media di 30 tonnellate/mese prodotto.
Ma è ancor più sorprendente scoprire quello che se ne ricava. «Il primo prodotto che abbiamo realizzato è stata la “cartamela“ – spiega Hannes Parth – un prodotto creato con pura cellulosa arricchita con gli scarti di lavorazione delle mele che dopo l’iniziale produzione di carta igienica, oggi trova diverse declinazioni sia come rotoli da cucina, fazzolettini da naso, scatole per il packaging. La nostra ricerca e le nostre sperimentazioni però non si fermano e ora siamo impegnati nella realizzazione della “pellemela“, un prodotto ottenuto sempre dagli scarti di lavorazione delle mele ma destinato alla legatoria, alle calzature e ai rivestimenti di divani e sedie. L’attività di Frumat si concentra nella ricerca e nello sviluppo di prototipi che, dopo essere stati opportunamente testati, vengono realizzati a livello industriale».
«Stiamo riscontrando un notevole interesse da parte dei fruitori di questi prodotti ecosostenibili non solo a livello nazionale, ma anche oltreconfine dove, in Paesi come la Germania, l’Austria, la Svizzera e la Francia la sensibilità verso queste produzioni ha radici ben più antiche rispetto a quelle italiane. Eppure, e questo è un dato a mio avviso molto interessante – spiega Parth – nell’arco di pochi anni ho potuto constatare che anche nel nostro Paese le aziende interessate a produrre utilizzando scarti ottenuti dalla lavorazione industriale di alimenti, in questo caso specifico quelli delle mele, sono in continuo aumento».
L’Alto Adige è un punto di riferimento in Italia per quanto concerne la crescita delle eco-imprese
Attualmente l’Alto Adige copre per circa il 60% del proprio fabbisogno con energia pulita con una proiezione di crescita entro il 2020 pari a circa il 75% e del 90% entro il 2050. Anche se l’Idroelettrico, con le 930 centrali, rimane il punto focale della risorsa energetica locale, con il 18% di tutta la produzione nazionale, sta mano mano aumentando anche il peso di quelle che sono altre fonti energetiche pulite, grazie ai 7 impianti eolici, 71 centrali di teleriscaldamento a biomassa, 318 geotermici privati e 30 centrali di biogas.
A Cremona per scoprire le nuove frontiere e il business potenziale che deriva dall’intreccio tra agricoltura, industria alimentare e chimica verde
Interpretando questo trend, consapevolmente alla potenzialità nell’utilizzo dei sottoprodotti dell’agricoltura e dell’industria alimentare, CremonaFiere ha lanciato quest’anno, a fianco della consolidata BioEnergy Italy focalizzata sulle fonti rinnovabili di energia, la Green Chemistry Conference and Exhibition e la Food Waste Management Conference. Due nuovi Saloni che andranno ad affrontare i temi più innovativi della bioeconomia nell’ottica di fornire alle aziende agricole e all’industria alimentare nuovi spunti per ampliare il loro business, dal 25 al 27 febbraio 2015.
Massimo Manfregola
Twitter: masman007
Credits: Paolo Bodini, Cremona Fiere
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