Roma, indagine Ixè, solo il 37% del mercato globale consuma olio extra vergine. Italia maglia rosa d’Europa
ROMA – Questa mattina, in occasione della presentazione del rapporto Extract, l’osservatorio costituito da Unaprol, consorzio olivicolo italiano ed Istituto Ixè per l’olio extra vergine di oliva, che si tenuto presso il Tempio di Adriano in Piazza di Pietra a Roma, si è fatto il punto sulla situazione del comparto al fine di conoscere la percezione del consumatore mondiale nei confronti di una risorsa nazionale d’eccellenza mondiale.
Nel mondo, Il 99% dei consumatori considera il fenomeno dell’italian sounding una frode. A rischio c’è la propensione dichiarata all’acquisto di olio italiano da parte del 79% dei consumatori europei, del 68% di quelli asiatici e dell’84% di quelli americani che pensano di acquistare, come italiano, un prodotto che non è fatto con olive italiane. Il dato è stato diramato da Extract che ha presentato il primo rapporto sulla percezione tra olio extra vergine di oliva italiano e consumatore mondiale realizzato durante l’Expo di Milano 2015.
L’indagine campionaria quantitativa, realizzata nell’ambito del progetto Regg. CE 611 – 615/2014 di Unaprol, ha permesso di selezionare durante l’esposizione universale un campione di consumatori eterogeneo realizzando tra il 3 ed il 18 ottobre 2015, 1214 interviste. Il rapporto, il primo in assoluto in questo campo, traccia il profilo del consumatore mondiale con le sue aspettative rispetto al prodotto e le sue abitudini. «Il rapporto – afferma il presidente di Unaprol David Granieri – traccia finalmente un profilo del consumatore mondiale rispetto alla conoscenza del prodotto, che ora Unaprol mette a disposizione delle istituzioni per migliorare le politiche d’intervento nel settore».
Emerge, infatti, che nel mondo, una media dell’86% dei consumatori conosce o ha sentito parlare dell’olio extra vergine d’oliva e il 72% dei consumatori sa che l’Italia è un paese produttore di olio extra vergine d’oliva. In entrambi i casi il prodotto è meno conosciuto in Asia, in particolare in Cina.
In Europa la conoscenza è molto elevata, con una flessione in Gran Bretagna cui fanno compagnia Nuova Zelanda e Australia, dove la conoscenza del prodotto è inferiore alla media mondiale citata. La metà dei consumatori non sa che la produzione italiana si differenzia in base al territorio di origine; tra le aree produttive più conosciute spicca quella dell’Italia Meridionale. In Europa e America sanno che in Italia si produce olio extra vergine di oliva al Nord, al Centro e al Sud e isole comprese, ma in Asia non sanno che si produce olio extra vergine anche nell’Italia settentrionale.
Nel mercato globale, l’Italia detiene la maglia rosa per quanto concerne la classifica di notorietà tra Paesi produttori seguita da Spagna, Grecia e Portogallo. I più informati sono gli europei ma in Asia il 33% dei consumatori non sa ancora oggi quali siano i paesi che producono olio. Il 37% dei consumatori a livello mondiale dichiara di utilizzare frequentemente l’olio extra vergine d’oliva italiano. Il restate 63% lo usa raramente o mai. I paesi dove si concentra una maggior percentuale di consumatori di olio extra vergine italiano sono l’Europa, in particolare Francia, Austria e Russia, USA, Centro e Sud America. In Asia la percentuale di consumatori di olio d’oliva è inferiore.
In generale il mercato risponde molto bene all’olio extra vergine di oliva italiano. Il 75% dei consumatori si dichiara propenso all’acquisto se si tratta di prodotto italiano e la maggioranza assoluta dichiara che al momento di acquistare un olio extra vergine d’oliva non bada al prezzo per avere la massima qualità. L’olio extra vergine nel mondo è utilizzato soprattutto per condire, in primis verdure e poi carni e pesci. L’utilizzo per la cottura si ferma a poco più del 40% degli users di olio. Il 20% di coloro che acquistano olio extra vergine lo fa per usi estetici e curativi, una percentuale di poco inferiore lo usa come ingrediente per pani e dolci. In Asia viene utilizzato più che in altri Paesi a fini estetici, curativi e come ingrediente, ma meno per cucinare, friggere e come condimento. In Europa è la Francia a farne un uso più vario e più spiccato per fini estetici e curativi; in Gran Bretagna l’uso è più vario e più diffuso per preparare dolci, biscotti e pani; gli stessi comportamenti si registrano nei paesi dell’Est e in Olanda.
Quello che il rapporto mette in risalto è che Il 55% degli acquirenti di olio extra vergine d’oliva nel mondo, quando fa un acquisto legge l’etichetta. Il 38% la legge solo occasionalmente, il 7% non la legge mai. Il continente che meno degli altri bada all’etichetta è l’Asia, mentre in Giappone i consumatori sono più attenti. In Europa a leggere le etichette è mediamente il 60% dei consumatori, ma la pole position ce l’hanno gli americani. Il 54% dei consumatori nel mondo è convinto di acquistare un prodotto di origine italiana, quando un’etichetta riporta un nome o un marchio italiano. Ma tutti ritengono sia una frode scoprire che l’olio spacciato per made in Italy non è prodotto con olive italiane.
«Per questo – ha concluso Granieri – insieme al rapporto consegniamo alle Istituzioni lo studio di fattibilità su un marchio di sostenibilità di tutta la filiera che dovrà contraddistinguere sul mercato mondiale la qualità del vero olio extra vergine di oliva italiano. Un marchio che racchiude valori economici, etici contro il lavoro nero, di tracciabilità e con parametri qualitativi superiori del vero prodotto italiano».
mas.man.
Credits: Unaprol/Michele Bungaro
26/2/2016
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