Il professor De Mieri svela l’autore delle Pale dell’Assunta
PIETRAMONTECORVINO – In un momento in cui l’egocentrismo virtuale diventa rappresentativo di un modello privo di contenuti umani ed intellettuali, il vero miracolo diventa quello di riscoprire la nostra storia nella sua accezione più classica. Se a questo aggiungiamo un simposio organizzato nell’atmosfera mistica della chiesa medievale di Santa Maria Assunta in Terravecchia, nel centro storico di Pietramontecorvino, la certezza di ritrovrsi al cospetto di un percorso alternativo al presente è concreto.
Don Gaetano Schiraldi, intraprendente parroco di Pietramontecorvino, nonché grande studioso dei segreti della cultura locale, ha focalizzato l’interesse del suo nuovo incontro con l’arte dei Monti Dauni attraverso gli «Elementi di arte cinquecentesca» che è anche il titolo di questo appuntamento che ha avuto come ospite d’eccellenza il professor Stefano De Mieri, ricercatore di storia dell’arte presso l’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli e autore di numerose pubblicazioni sugli artisti meridionali.
Sotto la lente d’ingrandimento dello studioso della storia dell’arte di origine cilentana sono finite le pale più famose conservate nella Chiesa di Santa Maria Assunta; rispettivamente la Madonna delle Grazie raffigurante Nicola di Bari e Sant’Ambrogio, assieme alla tavola della Madonna con bambino, in composizione con la raffigurazione di San Sebastiano e San Leonardo. La prima, esposta sulla navata destra della chiesa le cui origini sono datate attorno al XII secolo, sarebbe stata dipinta fra il 1559 e il 1570; la seconda, ben più protetta e posta all’interno di una cappella monumentale ricca di pregi architettonici in pietra di Roseto Valfortore risalirebbe attorno al 1560-70, e vede la Madonna troneggiare al centro delle due figure dei santi posti ai lati, quasi a voler circondare in origine una statua, che doveva essere quasi sicuramente di un famoso personaggio medievale .
Questa datazione, ma soprattutto i dettagli compositivi e iconografici delle due pitture, ci portano in maniera inequivocabile a risolvere almeno in parte l’enigma dell’artista, che il professor Stefano De Mieri certifica, con buona approssimazione grazie ai suoi studi, con l’attribuzione dell’opera rispetto a quelle che sono le caratteristiche iconografiche di Giovan Firello Lorenzo, il pittore che operò nell’area campana fra il 1540 e il 1580. Nato nel napoletano, precisamente ad Afragola, subì l’influenza di Polidoro Caldara da Caravaggio e del più famoso Giorgio Vasari.
«Questa rivelazione – argomenta il professor De Mieri – non ci desta particolare interesse per i pregi delle pitture, quanto per la “lettura” che attraverso queste opere riusciamo a fare del nostro passato e di questi luoghi».
Una sorta di esegesi, dunque, che pone queste opere d’arte come dei documenti, il cui filo conduttore ci porta fino a Volturino, e precisamente nella Incoronazione della Vergine, in cui le fattezze e i dettagli cromatici, oltre che lo stile, ci inducono ad attribuirne con un certo ottimismo la mano dello stesso autore. E dunque Giovan Firello Lorenzo doveva lavorare al tempo nello stesso campo d’azione, con commesse che gli sono valse una certa notorietà almeno nella terra dei Monti Dauni.
Più che una scoperta vera e propria si tratta di una rivelazione che documenta la vicinanza di questo territorio a Napoli, la città partenopea che ebbe una grandissima influenza nella cultura di Capitanata; dettaglio che si traduce in una opportunità per i tanti turisti desiderosi di conoscere ed approfondire le bellezze di una terra ricca di tradizioni millenarie.
Massimo Manfregola – giornalista –
16/7/2022
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