Roma, presentato a Palazzo Salviati il terzo volume del CeMiSS “Prospettive 2015”
ROMA – Aula gremita e atmosfera delle grandi occasioni questa mattina nella Capitale in occasione della presentazione del volume “Prospettive 2015” promosso dal CeMiSS nella sede di Palazzo Salviati del Centro Alti Studi per la Difesa. Per il terzo anno consecutivo la bella cerimonia si ripete con una cadenza ormai rituale, per la presentazione di un volume che è la sintesi di approfondimenti geopolitici monitorati dal gruppo di studiosi dell’osservatorio strategico della nostra Difesa.
Palazzo Salviati, sede del Centro Alti Studi per la Difesa
Una sorta di grande lente di ingrandimento che ci permette in modo ragionevole di anticipare gli eventi. Il generale Nicola Gelaio, direttore del CeMiSS e l’ammiraglio di Squadra Rinaldo Veri, presidente del CASD, hanno fatto gli onori di casa, presentando il tavolo dei relatori moderati dalla giornalista del Tg1 Barbara Carfagna.
Alessandro Politi, Paolo Quercia, Lorena Di Placido e Marco Massoni si sono avvicendati nell’illustrare quelle che sono state le tematiche che hanno intrecciato l’ossatura di un dibattito che ha saputo sviscerare, attraverso una mappatura dettagliata degli argomenti, quelle che sono le mutazioni di alcuni fenomeni direttamente connessi con l’evolversi dei tempi, delle crisi e delle guerre.
Quanto e in che modo la situazione di grave congiuntura economica di alcuni paesi possa pesare sui fattori politici ed economici di alcuni produttori di petrolio come ad esempio Iran e Arabia Saudita? Chi potrebbe accaparrarsi le rimanenze di quelli che sono gli arsenali chimici di Saddam Ussein in Iraq? Perché il debito globale è salito fino alla soglia del 100% del pil mondiale? Sono stati anche questi gli spunti di discussione trattati da Alessandro Politi, famoso analista politico e strategico, che ha curato alcuni capitoli del volume “Prospettive 2015” presentato oggi.
Il generale Nicola Gelao, direttore del CeMiSS
Paolo Quercia, esperto in strategia e sicurezza, ci ha illustrato quelle che sono le mappature geopolitiche che interessano il fenomeno dei “foreign fighter“, coloro che nel nome dell’Islam partono, si arruolano e combattono per la Jihad, la guerra santa, secondo una radicalizzazione che ha come obiettivo quello di far cadere governi ritenuti non islamici o di stile occidentale. Tutto questo, ad esempio in Libano, potrebbe portare ad una situazione simile a quella somala, accentuando la pirateria marittima anche nello specchio del Mediterraneo.
E poi c’è la Nigeria, «che attualmente è la prima economia del continente africano – ci spiega Marco Massoni, esperto in relazioni internazionali – con un Pil di 500 miliardi di dollari, grazie alle diversificazioni della sua economia». Uno stato di 36 federazioni che deve fare i conti con l’avanzata dei Boko Haram, l’altro stato islamico ora guidato da Abubakar Shekau, che tradottto significa “l’educazione occidentale è peccato”, che porta avanti un’aspra lotta per la secessione degli stati nordoccidentali nigeriani di Adamawa, Borno e Yobe, arrivando a sconfinare nei paesi vicini ed anche lì ad attaccare le popolazioni inermi, con una carneficina che negli ultimi anni si attesta vicina alle 20 mila persone.
Ha concluso con una battuta laconica l’interessante dibattito il sottosegretario alla Difesa Domenico Rossi, sentenziando: «In questo Paese manca la cultura della Difesa».
Massimo Manfregola
19/02/2015
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