Scampoli di storia nelle fedeli riproduzioni di soldatini e presepi di Giulio Centanni
ROMA – Il tempo dei soldatini è passato d’un pezzo per tutti ormai. È probabile che solo nei ricordi della generazione di quelli che hanno colorato le basette d’argento esiste una parentesi della propria esistenza dedicata ad uno dei giochi più antichi del mondo. Ma scavare oltre l’apparenza ludica del gioco dei soldatini è d’obbligo. Perché l’arte delle miniature, soldatini o figurini, è molto diffusa e assai antica al punto che alcuni ritrovamenti sono stati datati al tempo dei Sumeri (7000 circa a.C.), ed avevano una valenza di tipo votiva.
Solo più avanti, nella civiltà egizia, statuine in terracotta con le sembianze di soldati, come interi reparti di fanteria, sono state rinvenute in alcune tombe come ad esempio quella del principe Emsah. Oppure in Cina, dove furono scoperti quasi per caso nel 1974, un esercito di 8000 statuine di terracotta di “guardia” alla tomba del primo imperatore cinese Qin Shi Huang (260 a.C – 210 a. C.). Ma è in epoca medievale che si può parlare di veri e propri soldatini. Intorno all’anno mille, più che vere statuine erano una sorta di equivalente alle moderne “spillette”, ossia degli emblemi o stemmi a forma di scudo, rappresentativi di figure di santi, indossati dai pellegrini durante l’attraversamento delle città. Nel XV secolo si diffusero dei soldatini che raffiguravano cavalieri da torneo, spesso in legno o anche in metallo. La particolarità di queste riproduzioni era ua foro all’altezza del torace del soldatino che serviva per il passaggio di cordini utilizzati per muovere gli elementi e simulare una battaglia in movimento.
Fu la Germania la nazione che per prima ufficializzò l’uso e la costruzione dei soldatini, al punto che nel 1578 il Consiglio di Norimberga emise un editto che autorizzava la Gilda dei Peltrai a produrre figurine di stagno/piombo da destinare come giocattoli ai bambini.
Insomma l’arte e la storia dei soldatini è un qualcosa di così complesso, curioso ed interessante, che non può essere liquidata in una compressa sintesi cronologica. Occorre passione, dedizione e grande preparazione per offrire un approccio esaustivo a questo mondo tanto meraviglioso quanto infinitamente complesso e ricco di dettagli e particolari.
Giulio Centanni, affermato professionista romano, che da anni si dedica alla realizzazione e alla collezione di soldatini, è un esperto conoscitore del mondo del modellismo nel quale ha cominciato a muovere i primi passi all’età di 16 anni, quando le prime scatole di montaggio di aerei e navi in legno hanno cominciato ad affollare gli scaffali della sua camera da letto. Per Giulio, che alterna la sua passione con la professione di dottore commercialista assieme al fratello Marcello, il passaggio alla collezione e alla realizzazione di soldatini è stato graduale ma decisivo, dopo i primi approcci attraverso la collezione di mezzi militari.
«Avevo circa 19 anni quando cominciai con i soldatini da scatola – racconta placido e orgoglioso Giulio Centanni, che continua -. Successivamente ho cominciato ad apportare le prime piccole modifiche, poi quelle più consistenti ed infine gli autocostruiti dove oltre il 90% del figurino è scolpito da me». Poi l’iscrizione al club Alfa Model di Roma, uno dei sodalizi per modellisti fra i più famosi e accreditati al livello internazionale, rappresenta quasi una svolta per la sua attività di modellista che richiede una serie di attenzioni su molti fronti per quanto riguarda la riproduzione in miniatura.
«La ricerca storica è molto importante sia sulle uniformi che sui caratteri dei soggetti che riproduco, qualora fossero dei personaggi particolari e noti. Poi c’è lo studio sulla postura del figurino: realizzo il manichino di fondo in filo di ferro e stucco e poi pian piano tutto il resto. Solo il volto è dipinto con almeno 30 passaggi di sfumature diverse. Quindi già questo rendo l’idea di quanto lavoro ci sia. Per realizzare un figurino, potendo dedicare solo il tempo che riesco a rubare alla mia professione e spesso alla mia vita privata, impiego circa 4 mesi con una media di lavorazione di circa 200 ore ciascuno».
L’arte e la passione di Giulio nei confronti del suo hobby preferito non si esaurisce con i soldatini e i suoi figurini, perché il suo estro e la sua capacità di realizzare miniature di grandissimo valore artistico si estende anche ai presepi e alle piccole opere che riproducono antiche architetture itineranti. Il plastico in miniatura che lo stesso Giulio Centanni ci propone in questo dettagliato servizio fotografico è la rappresentazione della Natività di Betlemme con una interpretazione del luogo che esalta la semplicità e al tempo stesso le atmosfere millenarie di luoghi che hanno strappato al deserto una condizione abitativa molto radicata con il territorio, fatto per lo più di umili grotte e di abitazioni costruite con quelli che sono gli elementi naturali presenti sul territorio.
Dai dettagli emerge un’analisi del luoghi assai ricercata e suggestiva al tempo stesso, grazie allo studio di usi, costumi, oggetti e tecniche costruttive con le quali gli abitanti di quei luoghi remoti e i soldati romani erano soliti gestire la quotidianità. Il risultato è stupefacente perché proprio nulla è stato lasciato al caso. Il tetto con la Cicogna grigia che nidifica in medio oriente si contrappone alla Cutrettola orientale testagialla, un piccolo uccellino che è stato riprodotto come d’incanto in un contesto ricchissimo di particolari.
Anche gli interni delle case è soprendente: oggettistica d’uso quotidiano dell’epoca romana come otri, vasellame e tappeti sembrano cristallizzati come in una foto d’altri tempi, per non parlare dei personaggi con i costumi originali. Ben sei anni di lavoro per restituire uno scorcio di un tempo passato, grazie alla passione di un professionista del modellismo dei nostri giorni.
Massimo Manfregola
twitter: masman007
© RIPRODUZIONE RISERVATA
crediti: http://www.alfamodel.it/modules/extgallery/public-album.php?id=25