Vittorio Sgarbi inaugura a Bologna la mostra “Da Cimabue a Morandi”
BOLOGNA – Sarà ufficialmente aperta al pubblico domani la mostra “Da Cimabue a Morandi – Felsina Pittrice” protagonista a Bologna presso le sale del Palazzo Fava fino al 17 maggio 2015. L’evento internazionale curato da Vittorio Sgarbi, che ha sollevato una fastidiosa polemica contenuta nelle righe di una lettera firmata da 130 professori e storici dell’arte relativamente alla concessione ad un museo privato della rete di Genus Bononia e di alcuni dipinti già presenti nei musei civici della città di Bologna, è stato inaugurato questo pomeriggio dal ministro dei Beni e delle attività culturali e del Turismo Dario Franceschini, assieme al soprintendente per i beni storici e artistici Luigi Ficacci, al direttore di Bologna Musei Gianfranco Maraniello, all’assessore alla cultura del comune di Bologna Alberto Ronchi e a Roversi Monaco.
Le opere contenute in questa mostra sono circa 200, e segnano un percorso espositivo che copre dal 1200 al 1900 bolognese, con dipinti di artisti di grande prestigio fra cui Giotto, Guercino, Annibale Carracci, Guido Reni e Giorgio Morandi.
Una rassegna artistica unica nel suo genere, perché raccoglie e concentra una delle più significative rappresentazione dell’arte bolognese, nel periodo in cui la Città delle Torri (nel Medioevo ogni abitato aveva una casa-torre, oggi sono visibili e dominano il centro storico solo le due torri degli Asinelli) era il centro propulsivo degli interessi culturali ed economici europei.
La “Fortuna” di Guido Reni
Uno dei motivi di interesse della mostra è un dipinto di Guido Reni di fresco attribuzione. Si tratta della “Fortuna” proveniente dall’Accademia nazionale di San Luca a Roma, utilizzata come immagine di copertina del catalogo. Fino a ieri l’opera in questione, sulla scorta dei pareri dei due più grandi studiosi del pittore, Denis Mahon e Stephen Pepper, era stata presentata come mano di Giovanni Andrea Sirani con ritocchi di Guido Reni.
Nel corso di un intervento conservativo, una radiografia ha messo in evidenza, coperto da una successiva pittura, un borsello di monete nella mano della Fortuna, poi sostituito da una corona. Dunque attorno al 1637 Guido Reni (Bologna 1575-1642) dipinse due diverse versioni di questa allegoria della Fortuna.
Successivi studi hanno accertato che si tratta del dipinto realizzato da Antonio Giarola (detto il Veronese) nello studio di Guido Reni per monsignor Jacopo Altoviti, che il maestro bolognese decise di ritoccare per renderlo autografo, nell’intento di fare dispetto all’abate Gavotti (il proprietario della prima versione della Fortuna) che aveva contravvenuto ad alcune indicazioni del pittore.
Massimo Manfregola
Twitter: masman007
Credits e Photo: Pagina ufficiale FB Vittorio Sgarbi
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