Walter Bonatti, il ricordo di un uomo che amava la vita con una sicurezza mai spocchiosa
ROMA – Walter Bonatti, l’ultimo pioniere dell’alpinismo romantico, ha lasciato un segno indelebile nel suo percorso di vita, fatto di avventure e di primati. Bonatti è diventato una leggenda per l’alpinismo italiano, soprattutto per l’apporto che seppe dare alla spedizione del K2 del 31 luglio del 1954, grazie alla quale Lino Lacedelli e Achille Compagnoni fissarono per primi la bandiera tricolore sulla seconda cima più alta del mondo (8611 metri). L’apporto di Bonatti alla spedizione italiana sul K2 – diretta e organizzata da Ardito Desio – si rivelò determinante per la conquista della seconda cima himalayana. Infatti, Bonatti, che all’epoca aveva 23 anni, rischiò di morire per congelamento assieme ad Amir Mahdi (portatore e alpinista pakistano) a causa di un bivacco forzato senza tenda a meno di 50 gradi centigradi e ad una quota di circa 8000 metri, dopo che assieme al compagno di cordata avevano trasportato le bombole di ossigeno fino al nono campo base per consentire alla coppia Lacedelli-Compagnoni di portare a termine con successo la missione alpinistica italiana.
La spedizione del 1954 fu un successo per l’Italia e non solo di finalità sportive, ma le critiche che lo stesso Bonatti scagliò sui compagni di cordata (Lacedelli e Compagnoni) e sul loro comportamento irresponsabile ed egoista, raffreddarono per anni gli entusiasmi e alimentarono un vespaio di polemiche attorno a quell’impresa impossibile. Fu da allora che Walter Bonatti preferì portare avanti imprese in solitaria. Nel 1965, con la solitaria invernale sul Cervino, Walter decide di mettere la parola fine alla sua carriera di scalatore estremo. Così comincia la sua collaborazione con “Epoca“, il settimanale che già in passato aveva seguito le sue imprese alpinistiche. Al punto che la firma sotto il suo primo articolo porta la data del 1955, quando Bonatti, 25 enne, raccontò la salita sul pilastro del Dru, che poi prenderà il suo nome, con alcune foto inedite e spettacolari che il giornale pubblicò a corredo della sua impresa. Diventò anche un valente esploratore degli orizzonti pianeggianti, fra deserti africani e distese ghiacciate in Antartide. Solo nel 2008 il Cai «riabilitò» Bonatti, con la convalida della sua vecchia versione sul caso K2.
Il suo incontro con l’attrice Rossana Podestà, era il 1981, segnò la sua vita. I due si conobbero a Roma, quasi per una sfida del destino che Walter volle prendere al volo, dopo che l’attrice italiana si fece sfuggire su una intervista riportata da alcuni giornali, che avrebbe scelto Bonatti per una ipotetica fuga su un’isola deserta. La coppia fu molto affiata nel corso degli anni in cui decisero di andare a vivere assieme in una caratteristica casa di Dubino, in provincia di Sondrio.
Waletr Bonatti fu stroncato da un tumore fulminante al pancreas, nella notte fra il 13 e il 14 settembre del 2011, all’età di 81 anni. Scrisse Rossana Podestà, nel volume del 2012 che volle dedicare al suo compagno “Walter Bonatti una vita libera“: “Attraversava la vita leggero, con una sicurezza, mai spocchiosa“.
Massimo Manfregola
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