Le Forze speciali in ogni parte del mondo nel libro di Claudia Svampa
ROMA – Sono i percorsi dell’anima nel deserto della guerra, quelli più silenziosi e introspettivi del genere umano. È un mestiere e una passione quella dei militari della Forze speciali, i nostri eroi discreti, quelli che onorano il Paese nei teatri di guerra più disparati del mondo moderno. Li riconosci non certo per caso, e quando questo incontro avviene ne rimani affascinato, per tutto il contorno che non è solo vita militare e disciplina, conoscenza delle armi, munizioni, esplosivi e tecniche d’assalto.
Sono «macchine da guerra» per la corazza che hanno imparato ad indossare quando per ogni necessità bisogna fare appello non solo alle virtù personali, ma soprattutto a quelle professionali; quest’ultime forgiate dall’addestramento e dal duro lavoro di gruppo, farcito di sacrifici ed abnegazione alla vita militare.
«Sono un branco irrequieto di lupi affamati e folli. Affamati di sogni e folli di ideali». Li definisce così, con un certo affetto mistico, Claudia Svampa, la giornalista che dalle sue esperienze di reporter nei teatri di guerra più incandescenti dell’ultimo ventennio, ha deciso di raccontare in un suo libro, In ogni parte del mondo – Reportage tra le Forze speciali nei teatri di guerra (edito da Historica edizioni) che presenterà il prossimo 14 giugno, alle 18,45 presso il Circolo Canottieri Aniene di Roma, quelli che sono fatti di vita vissuta ed emozioni, filtrate dai suoi taccuini, fra Iraq, Afghanistan, Siria, Libia e Somalia.
La protagonista di questo lavoro editoriale, un romanzo-reportage che scaturisce dalle esperienze maturate nelle missioni come giornalista in embedded, che seguono i militari nelle aree di crisi nell’ambito di missioni militari all’estero, ha scandagliato le coscienze degli specialisti che appartengono alla élite delle Forze armate italiane, con la passione a l’abilità di un cronista discreto e paziente, fino ad raggiungere quel lato irraggiungibile dell’anima di un soldato, che spesso rimane nell’ombra e nel buio di un mondo molto spesso ivalicabile e inesplorato.
Quello di Claudia Svampa è stato un lavoro ad alto rischio, fatto di tanta passione e di una specializzazione che ha conseguito anni addietro, nell’ambito di uno dei corsi al quale ha preso parte assieme ad un gruppo di colleghi provenienti da ogni parte d’Italia. La stesura del libro di Claudia Svampa è durata due anni, e gli undici capitoli che lo compongono sono il riassunto di un percorso di vita intriso di esperienze umane e professionali, che ha coltivato e intrecciato con gli incursori del “Nono” Reggimento d’assalto paracadutisti “Col Moschin”, il reparto dell’Esercito che ha base a Livorno, presso la caserma Vannucci.
È una vita «speciale» quella di un incursore, specializzato per le operazioni nelle aree di crisi. Asfissianti selezioni e lunghi tirocini per formare un soldato di grandi opportunità operative, il cui punto forte, oltre alle tecniche di abilità fisica e militare, è la capacità di gestire le emozioni, senza farsi condizionare dagli eventi esterni. Una sorta di involucro blindato, in cui tutto deve essere verificato all’istante, calibrato al millimentro, sfiorando ogni volta la perfezione. Un compagno di vita scomodo, per coloro che devo essere pronti per in ogni teatro di guerra e organizzati all’assalto nel giro di poche ore, con una reperibilità che non conosce turni. Una dimensione mentale allenata per superare gli imprevisti e gestire il pericolo. Una identità che molto spesso deve restare ai margini della popolarità di ogni tipo, perché vivere in incognito è una prerogativa per quanto riguarda la sicurezza personale e del gruppo con il quale è abituato ad operare, in una simbiosi quasi ossessiva.
Una vita privata spesso condizionata da i ritmi di «esigenze di servizio» che hanno sempre priorità assoluta. Ecco che il racconto di Claudia Svampa prende corpo, centellinando ogni smorfia, ogni battuta, ogni esternazione che filtra attraverso quella corazza invisibile di ogni soldato, che è allo stesso tempo, anche padre, marito, figlio e fidanzato.
L’angusto abitacolo di un autoblindo mimetizzato o la base di un un vecchio fusto di carburante arrugginito nel bel mezzo di uno spettrale scenario di macerie di un improvvisato accampamento militare, possono diventare l’occasione per stemperare la tenzione accumulata, magari in un breve intrevallo nel corso di una perlustrazione per mettere in sicurezza un’area con i letali ordigni IED (Improvised Explosive Device), e lasciarsi andare a qualche confidenza, sorseggiando senza pretese dell’acqua in una bottiglietta di plastica, condividendo con il giornalista le precarie condizioni di una esperienza che diventa il fulcro di una discussione spesso introspettiva.
«Gli incontri con loro non sono state interviste da microfono e taccuino – scrive Claudia Svampa nel canovaccio di presentazione del comunicato stampa –. Nascono invece dai molti giorni trascorsi insieme in luoghi sperduti del mondo, dall’Iraq alla Somalia. Serate passate nelle basi militari in cui, dopo una giornata di lavoro intenso, ci si ritrovava a parlare insieme, sotto le stelle, con un bicchiere di Coca Cola o di birra in mano».
Alla presentazione del libro, che contiene una lettera inedita di Oriana Fallaci a uno degli incursori del “Nono” Reggimento “Col Moschin”, Gino Giovallini, oggi in congedo, interverranno: il generale Marco Bertolini, già Comandante del Coi, che firma la prefazione del libro; l’ex Ambasciatore d’Italia in Iraq Marco Carnelos; il colonnello Fabio Mattiassi, Comando Forze speciali Esercito e autore delle Riflessioni corsive del libro. A moderare l’incontro ci sarà Cecilia Cacciotto, giornalista di Euronews.
Massimo Manfregola
11/06/2018
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